La vitamina B12 è ancora una volta tema di dibattito: uno studio pubblicato di recente sul Journal of Clinical Oncology, infatti, è stato male interpretato e ha portato a credere che l’integrazione di questa vitamina potrebbe aumentare il rischio di sviluppare il cancro ai polmoni. Numerosi gli articoli – pubblicati anche sulla stampa italiana – che hanno acceso una nuova controversia sull’opportunità di integrare questa vitamina. Per fugare ogni dubbio a riguardo è quindi intervenuta la Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana (SSNV), pubblicando un articolo in cui si ribadisce che “l’integrazione è necessaria e non è pericolosa”.
SSNV: “Il problema è il fumo, non l’integrazione di vitamina B12”
Gli esperti chiariscono fin da subito che lo scopo dello studio non era quello di dimostrare che l’assunzione di vitamina B12 può aumentare il rischio di insorgenza del cancro ai polmoni; al contrario, i ricercatori volevano “accertare se chi fuma può ridurre il rischio di sviluppare tumore del polmone assumendo vitamine dotate di un ipotetico effetto protettivo“. Chiarito questo punto, gli esperti della SSNV affermano che “sostenere la pericolosità di assunzione di integratori di B12 ad alto dosaggio è in contrasto con quanto ampiamente già dimostrato nella letteratura scientifica e che ha da tempo portato sia l’EFSA che l’Istituto di Medicina USA (IOM) ad affermare che non ci sono rischi conseguenti all’assunzione di dosi elevate di vitamina B12″.
Lo studio dal quale è partito l’allarme ha riguardato circa 77 mila individui onnivori e non vegetariani che assumevano vari integratori, tra i quali anche quello di B12, ma per un presunto scopo protettivo e non, come nel caso di vegetariani o vegani, per ottenere il corretto apporto di B12 nella dieta. “Durante il periodo di osservazione – chiarisce la SSNV – circa 800 soggetti si sono ammalati di tumore del polmone: tra questi però il 92,5% o era fumatore attivo o lo era stato in precedenza“. L’insorgenza della patologia tumorale, dunque, non sarebbe collegata al consumo di vitamina B12, ma piuttosto al fumo di sigaretta. Nello stesso studio, infatti, è precisato che non è stato valutato il consumo di B12 in rapporto al tumore per i non fumatori, perché erano troppo pochi gli individui che avevano sviluppato il cancro. “Dunque – concludono gli esperti – se si teme il tumore al polmone ciò di cui occorre preoccuparsi è ovviamente il fumo di sigaretta. Non preoccuparsi del fumo ma preoccuparsi perché si usa un integratore di B12 non ha davvero senso, perché la variabile determinante è il fumo”.
Gli esperti continuano sottolineando che lo studio in questione non può affatto dimostrare che l’assunzione di vitamina B12 provochi il cancro “perché una eventuale azione di questo tipo – che comunque è già stata smentita da EFSA e IOM – implicherebbe che, in qualche modo, la B12 esplicasse delle azioni parafisiologiche a livello tissutale, quindi dopo essere entrata nella cellula”. Questo è da escludersi, perché ciò può avvenire solo nel caso in cui si riscontri un eccesso di vitamina B12 nel sangue, impossibile nei casi della normale integrazione consigliata a vegetariani, vegani e, talvolta, onnivori. Va aggiunto, inoltre, che un eventuale sovradosaggio della vitamina viene eliminato dall’organismo attraverso le urine. “Lo studio non ha misurato il livello di vitamina B12 nel sangue dei partecipanti, né ha dimostrato che mantenere i livelli ematici di B12 nella norma attraverso l’integrazione sia rischioso” concludono gli esperti.
SSNV: “L’integratore di vitamina B12 è assolutamente necessario”
Una cosa è certa: l’integrazione di vitamina B12 è imprescindibile e “riguarda i vegani, i latto-ovo-vegetariani e anche molti onnivori, perché l’assorbimento di questa vitamina dalla carne (dove si trova perché gli animali d’allevamento assumono essi stessi l’integratore di vitamina B12 nel mangime) spesso non avviene in modo efficace” dichiarano gli esperti. Importante, ovviamente, anche la questione del corretto dosaggio: gli esperti affermano che è necessario assumere dosi elevate di vitamina B12 perché la quantità assunta non corrisponde mai alla quantità assorbita. “Negli ultimi anni si è reso possibile valutare la presenza di uno stato della vitamina B12 non ottimale prima che si verifichi la carenza clinica – spiegano gli esperti – e questo è un risultato molto importante, perché intervenire in tempo con un integratore è molto semplice. Proprio su questa nuova concezione di “carenza preclinica” si basano i nuovi valori di assunzione proposti dall’EFSA, che ha rivisto al rialzo di quasi il doppio i valori proposti dalla Società Italiana di Nutrizione Umana negli ultimi LARN”. Oltre a tutto questo, la SSNV sottolinea che l’assorbimento della B12 non aumenta in modo lineare incrementando le dosi: maggiore è la dose assunta, minore è la percentuale assorbita. Inoltre, meno spesso si assume la vitamina e più alta è la dose necessaria a garantire l’assorbimento della quantità che copre i fabbisogni.
Ma quali sono, quindi, i dosaggi raccomandati? Secondo quanto affermato dagli esperti “le dosi da assumere, in modo regolare e continuativo in una situazione normale, non di carenza, sono:
– 3 assunzioni da 2 mcg al giorno
oppure
– 1 assunzione da 50 mcg al giorno
oppure
– 2 assunzioni settimanali da 1000 mcg”.
In caso di carenza, invece, la raccomandazione è quella di assumerne 1000 mcg al giorno, solo per qualche mese, sempre previo controllo del medico. La conclusione della SSNV è che “non c’è nessun pericolo per i vegetariani (vegani o latto-ovo) e onnivori che seguono queste indicazioni, mentre invece c’è pericolo di arrivare a uno stato di carenza clinica per chi non le segue. L’unica attenzione va posta in chi ha un’anamnesi di malattia oncologica pregressa, che dovrà preferire l’assunzione 3 volte al giorno di 2 mcg di vitamina alle alternative più dilazionate nel tempo”.