Gianfranco Vissani, umbro di origine, autore di alcuni libri sulla cucina del nostro paese, viene definito da molte biografie online, come “gastronomo”, ossia qualcuno che studia la relazione fra cultura e cucina, intrecciando fra loro diversi campi del sapere come l’antropologia, la storia, la filosofia e persino la psicologia. Peccato che a sentirlo esprimersi, tutto questo sembra davvero molto, molto lontano.
Il cuoco, ancora una volta invitato ad una trasmissione di dibattito su La7, ha lanciato da sua invettiva contro chi ha scelto un’alimentazione vegana: “Loro sono una setta, negli anni 40, in Inghilterra si sono messi insieme, sono come i testimoni di Geova, io li ammazzerebbi tutti”. Oltre alla solita stupidaggine detta da Vissani (sottolineata anche da un affranto Davide Oldani, in collegamento durante la trasmissione) abbiamo voluto riportare le parole esatte del gastronomo Vissani, perché molti giornali non lo hanno fatto: dentro a quell’errore grammaticale così grossolano e intorno a quelle “correzioni di bozze” dei media generalisti, si trova uno dei nuclei del problema su come viene comunicata la scelta vegana al pubblico.
Quando si parla in tv (ultimamente spesso e a sproposito) di veganesimo, l’ignoranza sul tema viene coccolata, amplificata, giustificata e, soprattutto, mai corretta ed è questa la cosa più grave in assoluto. Il gastronomo Vissani, il giornalista che parla di bambini vegani denutriti in ospedale prima di verificare la notizia, quello che scrive il titolo sulla legge che manderebbe in galera “i genitori vegani” e i nutrizionisti che parlano di “religione vegana” hanno, ovviamente e giustamente, la possibilità di esprimere la propria opinione sui media, ma il ruolo dei giornalisti, soprattutto nella nostra epoca, è quello di mediare, filtrare e chiarire bene di che cosa si stia parlando. La libertà di espressione non è la traduzione malcelata di “garanzia di poter dire stupidaggini senza rettifica”. Quindi l’indignazione non va diretta verso il cuoco che buca lo schermo di turno, quello che garantisce ascolti e “caciara”, bensì a chi dovrebbe fare informazione e non lo fa, tradendo un patto e una regola deontologica.
Detto questo Gianfranco Vissani, non può essere definito un gastronomo, perché ignora completamente (o fa finta di farlo) la cultura alimentare vegana, la sua ricchezza e la straordinaria quantità di ricette e ingredienti che vengono utilizzati ogni giorno da milioni di persone in tutto il mondo. La cultura gastronomica, se è tale, non può ignorare una parte decisamente fondamentale del panorama culinario mondiale: Vissani, dovrebbe studiare un po’ di più e andare in tv un po’ meno.