Secondo alcune stime sono circa 60 milioni, in 24 paesi nel mondo, i visoni allevati per diventare pellicce. Da domani l’Olanda, uno dei paesi che ospita questi allevamenti anacronistici e luogo di torture per gli animali, abbatterà migliaia di questi animali a scopo precauzionale: questi animali sarebbero un serbatoio per il nuovo Coronavirus che ha generato l’attuale pandemia.
Il virus nei visoni
Secondo Essere Animali, associazione animalista, “due team tecnico scientifici composti da veterinari ed esperti di malattie infettive e gestione delle zoonosi olandesi hanno riconosciuto che i visoni potrebbero fungere da serbatoi per il virus Sars-CoV-2, permettendo al patogeno di rimanere in circolazione ancora per lungo tempo. Lo scorso 25 maggio il Ministro dell’Agricoltura aveva già dichiarato come “estremamente plausibile” il contagio visone-uomo, dopo che due operatori di distinti allevamenti avevano contratto la malattia Covid-19 risultando contagiati dallo stesso ceppo del virus Sars-CoV-2 individuato nei visoni”. Ora la notizia è ufficiale e, a partire dal 5 giugno, gli animali detenuti negli allevamenti da pelliccia verranno uccisi.
Allevamenti da pellicce: possibili focolai
Anche la Direttrice delle Relazioni Istituzionali per Humane Society International Europe, Joanna Swabe, è intervenuta sulla vicenda: “Il confinamento degli animali da pelliccia ha sempre rappresentato un potenziale rischio per lo sviluppo e la diffusione di malattie infettive. La conferma che i visoni degli allevamenti olandesi hanno contagiato alcuni lavoratori con il COVID-19, da ulteriore prova che questo settore va fermato. In questi allevamenti vivono migliaia di visoni, in gabbie sporche e affollate e in condizioni stressanti, non molto diverse da quelle dei mercati di fauna selvatica, attualmente al centro delle preoccupazioni globali”.
Fra i paesi nei quali sono presenti gli allevamenti di visoni c’è anche l’Italia. Ecco perché moltissime associazioni animaliste, fra le quali le stesse Essere Animali, Lav, Oipa e Humane Society International chiedono ai governi mondiali un’azione veloce e mirata al fine di chiudere questi possibili focolai che da anni rappresentano già un inferno in terra per gli animali.
Il presidente dell’Oipa Italia, Massimo Comparotto si è focalizzato durante il suo appello, sul nostro paese: “Facciamo appello al Governo italiano affinché stabilisca la chiusura di tutti gli allevamenti di animali da pelliccia in Italia, purtroppo ancora attivi in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Abruzzo, prevedendo il recupero e la riabilitazione degli animali. Questi allevamenti possono ricordare i cosiddetti ‘mercati umidi’ cinesi, come quello di Whuan, dove si è verificato il primo contagio da animale selvatico a uomo, come attestato dai ricercatori”.
“La connessione. Virus, sfruttamento animale e alimentazione” è un saggio giornalistico che indaga il tema della relazione fra la distruzione della biodiversità e la nascita di nuove pandemie attraverso decine di interviste e dati.
Informarsi è il primo passo per essere consapevoli.