“Vogliamo mettere in pratica ciò che predichiamo”, ha detto al Washington Post Susan Levin, direttore del gruppo di educazione alimentare. In più i 64 dipendenti della non-profit di Washington si scambiano idee sulla loro alimentazione, seguono seminari e spesso cucinano insieme anche in ufficio.
Molte aziende americane hanno cercato di rendere i luoghi di lavoro più accoglienti e salutari: con palestre, cucine, programmi di alimentazione. Ma la via scelta dal Physicians Committee for Responsible Medicine è inedita e nei prossimi anni potrebbe fare proseliti. Una prigione? Non per Levin che mette subito in chiaro: “A casa i nostri dipendenti possono mangiare liberamente, non richiediamo di sposare la scelta etica dell’associazione”, ha detto. Dei 64 lavoratori un terzo erano già vegan, un terzo vegetariani e gli altri hanno deciso di cambiare stile di vita.
Quando i dipendenti vengono assunti ricevono una lettera nella quale si specifica (al primo posto) la politica alimentare dell’ufficio. E molti dopo essere entrati nel Pcrm dicono di aver cambiato le loro abitudini e di sentirsi meglio. Adesso l’associazione sta portando l’esperienza in altri uffici. In una grande società di assicurazioni ha proposto un programma di 22 settimane in cui sottoponeva un gruppo alla dieta vegana e lasciava all’altro la possibilità di alimentarsi liberamente.
Il risultato finale? Le persone che non hanno mangiato derivati animali hanno perso peso, hanno sostenuto di essere più in forma e hanno anche risparmiato denaro. Tre motivi buoni per pensare di cambiare dieta o quanto meno provare a farlo in ufficio. Anche senza obblighi imposti dall’alto.
E qui in Italia? Nel vostro ufficio si mangia vegan? Oppure fate fatica a far accettare la vostra scelta ai colleghi?
Da New York Angelo Paura