Nel Regno Unito uno studio realizzato da Peter Scarborough, Paul N. Appleby, Anja Mizdrak, Adam D. M. Briggs, Ruth C. Travis, Kathryn E. Bradbury e Timothy J. Key e pubblicato il 30 maggio scorso (lo potete leggere qui) ha analizzato la quantità di emssioni di anidride carbonica lagate alla produzione ed al consumo di 94 tipi di alimenti nel Regno Unito. Il risultato è davvvero interessante: carne e derivati sono i prodotti con impatto ecologico più alto in assoluto, quasi il 50% in più di quelli vegetali.
Anche il direttore scientifico dell’Enpa Ilaria Ferri ha commentato lo studio inglese: “Per soddisfare la richiesta giornaliera di chi consuma carne in grande quantità – spiega – vengono prodotti ben 7,2 chilogrammi di anidride carbonica a persona, pari al doppio di quelli necessari per la dieta vegan (appena 2,9 chilogrammi) e vegetariana (3,8 chilogrammi).” Sono circa 69, per esempio, i chilogrammi di Co2 emessi per la produzione e la lavorazione della carne bovina a cui seguono i circa 64 chilogrammi per la lavorazione e produzione della carne degli ovini. Il confronto è presto fatto: per un chilo di fagioli la Co2 emessa è 0,8 chilogrammi, e addirittura 0,4 per un chilogrammo di patate. Da segnalare però che anche l’impatto in termini di Co2 di alcuni vegetali non è poi così basso, anche se, ovviamente, nemmeno equiparabile a quello della carne: per esempio per un chilogrammo di fagioli di soia vengono emessi crca 4 chilogrammi di C02, per l’olio di palma (che vi invitiamo a cercare di evitare, leggendo anche qui) si parla di circa 3 chilogrammi, la stessa cosa dicasi per gli oli di semi (circa 4 chilogrammi).
Ancora una volta rimane chiaro, anche se lo studio è circostanziato, che la scelta vegetariana e vegana è certamente non solo legata a motivi etici e di salute ma anche ambientali come ci ha spiegato, per esempio Mario Tozzi nella sue intervista che puoi vedere qui
F.G