Un soldato che vive in Svizzera (e che ha deciso di non rivelare il suo nome), ha 19 anni ed è vegano e vuole arruolarsi nell’esercito per prestare servizio, ma è stato considerato non idoneo. Lui, per tutta risposta, ha presentato ricorso. Sì, perché mentre per altri il servizio militare è da evitare come la peste Antoni pensa che possa essere “un’esperienza che gli porterà molto”, ma per il centro reclutamento Blécherette di Losanna lui non è idoneo perché vegano (cosa di cui non ha mai fatto segreto), o meglio, non può arruolarsi se si rifiuta di portare gli stivali di pelle in dotazione ai militari.
Sulla questione è intervenuta la portavoce della base logistica militare (BLA), Gabriela Zimmer, spiegando che trattamenti speciali per cibo e abbigliamento non possono essere ammessi; sono concessi però dei piccoli aggiustamenti per ragioni mediche, come intolleranze o allergie e per ragioni religiose. Anche la vice portavoce del BLA, Caspar Zimmermann, è intervenuta in merito alla questione precisando: “Attenzione, non stiamo dicendo che i vegani non sono in grado di prestare servizio militare. Ma l’esercito vive sull’efficienza di grandi unità, non può adattarsi al singolo. Inoltre – ha concluso – non vi è alcun diritto di fare il servizio militare, idem per per il corpo della protezione civile”.
Il soldato non si arrende: “Il numero dei vegani è in continuo aumento in Svizzera. Ciò che mi colpisce è che le istituzioni non prendano in considerazione l’evoluzione della società. Questo ricorso è una battaglia personale – continua il giovane – ma voglio portare l’attenzione anche sulla causa vegana. Se questo ricorso costituirà un precedente – conclude – contribuirà alla causa di coloro che si battono per la difesa degli animali in Svizzera”.
Dopo tutte queste peripezie burocratiche del giovane ci resta una domanda senza risposta: perché lui, vegano convinto e fedele alla sua etica tanto da farne una battaglia personale, desidera così tanto entrare nell’esercito per prestare servizio militare come soldato? Lui stesso ha dichiarato di essersi reso conto che “l’asservimento di altri esseri senzienti pone l’accento non solo su una questione etica, ma anche ambientale, sociale e sanitaria”. La battaglia per la non violenza verso gli animali, quindi, non dovrebbe passare anche attraverso la non violenza più in generale verso il mondo e il prossimo? Come possono convivere questi aspetti con la vita e le azioni militari?