Sì, anche i vegani possono scalare l’Everest: mentre i giornali capitalizzano al meglio la storia dell’alpinista australiana Maria Strydom e le persone comuni deridono la vegana che voleva “dimostrare che i vegani possono fare tutto“, raccontiamo la storia di un ragazzo vegano che ce l’ha fatta proprio pochi giorni fa, Kuntal Joisher.
La reazione pubblica
Solitamente, quando qualcuno annuncia di voler scalare l’Everest, riceve parole di incoraggiamento e supporto incondizionato. E’ stato così anche per Maria Strydom, alpinista australiana balzata negli ultimi giorni agli onori della cronaca? Forse all’inizio, non di certo dopo la morte. Perché? Perché vegana. Invece di concentrarsi sulla frequenza con cui gli alpinisti, che vedono nell’Everest una vetta da raggiungere e un sogno (im?)possibile da realizzare, muoiono nella loro scalata (275 morti nell’ultima decade), si è persa di vista la questione fondamentale: non c’è alcuna correlazione tra la non assunzione di carne e la morte in alta quota.
La storia di Kuntal
Kuntal Joisher, alpinista vegano di Mumbai, ha pochi giorni fa – precisamente il 19 maggio – raggiunto la vetta dell’Everest. L’impresa clamorosa è stata annunciata lo scorso 2 aprile con un bellissimo post sulla sua pagina Facebook, ricca di foto e di citazioni. Questo un estratto del post:
“E’ tempo di dare l’arrivederci ai comfort di casa, sono pronto per una nuova avventura di 65 giorni: cercherò di raggiungere la cima dell’Everest. Ce la devo fare e auguro ai miei compagni una spedizione indimenticabile: godetevi questo viaggio, imparate e crescete come uomini e come alpinisti”.
Questa qui sopra, invece, è l’ultima foto pubblicata sul suo profilo Instagram: uno scatto che celebra il successo di un uomo e di un alpinista, adesso impegnato nella discesa e nel ritorno a casa. In bocca al lupo Kuntal!
Yuri Benaglio