L’attenzione sulla plastica e le sue insidie sta portando nuovi risultati di ricerca. Eccone un altro che non deve essere sottovalutato ma che ha una soluzione, fortunatamente, molto semplice.
Uno studio della McGill University di Montreal in Canada, pubblicato lo scorso 25 settembre, ha messo in evidenza come le bustine di tè in nylon e polietilene tereftalato o Pet (quelle, per esempio, a forma di piramide ma anche comunemente rettangolari), a contatto con l’acqua bollente (il test è stato realizzato a 95°C) rilascino miliardi di micro e nano-particelle.
Che cosa dice lo studio
Da qualche anno alcune marche di tè confezionato hanno scelto di utilizzare le bustine in nylon o in PET. La decisione è nata dalla possibilità di garantire alle foglie di questa millenaria bevanda di “muoversi” più agevolmente all’interno del filtro che, rimanendo ben teso grazie al materiale di cui è composto, lascia spazio all’infusione evitando la compressione delle foglie.
Secondo le rilevazioni della ricerca, nel volume di acqua di una tazza di tè erano dispersi in media 11,6 miliardi di microparticelle, cioè con un diametro superiore ai 100 nanometri, e 3,1 miliardi di nanoparticelle, cioè con un diametro inferiore ai 100 nanometri. “Si tratta di ordini di grandezza molto superiori a quelli presenti in altri cibi e bevande”, ha spiegato la ricercatrice capo Nathalie Tufenkji.
Conseguenze sulla salute
L’indagine non aveva come obiettivo quello di verificare le conseguenze sulla salute di queste particelle ma per il momento quello che è stato confermato è che delle conseguenze a livello fisiologico ci sono, almeno stando alle reazioni verificate sulla pulce d’acqua, un piccolissimo crostaceo marino planctonico, nel quale i ricercatori hanno potuto osservare “forme di assuefazione alle particelle e conseguenze dirette sullo sviluppo”. Insomma, non è chiaro se queste particelle causino danni alla salute umana, ma certamente il problema rimane aperto e la soluzione è molto semplice: evitare di acquistarle.
Questione ecologica e… dove la butto la bustina?
Il problema delle bustine di tè realizzate in plastica non è solamente legato agli effetti sulla salute umana, bensì anche alle conseguenze sull’ambiente dovute al loro smaltimento. A differenza della bustine realizzate in carta, in mussola o in canapa, che si conferiscono nella raccolta dell’umido insieme al cordino in cotone (la targhetta in carta va invece nella carta), quelle in plastica finiscono nella raccolta indifferenziata a causa delle loro dimensioni troppo piccole e della compresenza delle foglie di tè.
Attenzione anche all’eventuale punto metallico che chiude le bustine: se presente, va tolto e conferito dell’indifferenziata, così come anche le bustine che contengono singolarmente i filtri e che spesso non solo totalmente in carta.
La soluzione più semplice, sicura ed ecologica per gustare un buon tè è sempre quella di acquistare le foglie sfuse, facendo uso di filtri riutilizzabili: un buon modo per risparmiare e per una soluzione zero waste.