Dopo la triste vicenda del rifugio per animali Cuori Liberi in provincia di Pavia, durante la quale, il 20 settembre 2023, per far fronte ad un’epidemia di peste suina vennero abbattuti 9 maiali custoditi come animali da compagnia e che non rientravano fra gli animali “adibiti” a scopo alimentare, il santuario pavese e l’associazione Vita da cani, con la Rete dei Santuari di animali liberi hanno sporto denuncia – come spiegato in un comunicato stampa inviato alla nostra redazione – contro “i veterinari presenti quel giorno e sulle querele compaiono i nomi della direttrice del dipartimento Veterinario ATS Pavia, firmataria dell’abbattimento, di un dirigente veterinario della Regione Lombardia e del commissario straordinario per la peste suina”.
“Sabato scorso abbiamo depositato la denuncia per l’uccisione dei maiali del rifugio Cuori Liberi – dichiara Sara D’Angelo portavoce della Rete dei santuari e presidente di Vita da cani – Anche se siamo ancora in attesa della sentenza del TAR della Lombardia, che si esprimerà nel merito della vicenda il 25 gennaio prossimo, abbiamo ritenuto un nostro preciso dovere querelare i colpevoli del massacro affinché quello che è avvenuto non resti senza conseguenze per chi ha offeso. L’accusa è di uccisione di animali non necessaria. Riteniamo, infatti, che si sarebbe potuto e dovuto agire diversamente: i suini erano in buona salute, confinati all’interno della struttura con tutte le misure di sicurezza previste dalla normativa e non vi sarebbero mai usciti in quanto non DPA, ovvero non destinati al consumo alimentare umano.”
“La denuncia – continua Sara D’Angelo, che è anche co-querelante, insieme alla proprietaria del rifugio – contiene i nomi di ogni singolo veterinario coinvolto, compresa la firmataria dell’abbattimento che non era presente quel 20 settembre. Querelati non sono solo gli esecutori materiali ma anche coloro che riteniamo i mandanti e che a oggi occupano le cariche più importanti nella dirigenza veterinaria della Regione Lombardia e per quanto riguarda la gestione della peste suina africana. Ci sentiamo Davide di fronte al gigante Golia, sappiamo che il nostro avversario è molto più grande di noi e temiamo ritorsioni se dovessero verificarsi altri focolai come quello di Sairano. Tuttavia non potevamo esimerci da una battaglia giusta, e la storia ci darà ragione, che sostiene i diritti della categoria più sfruttata e violentata della terra: gli animali. Combattiamo perché siano al sicuro e intoccabili almeno nei rifugi e perché sia riconosciuta loro dignità pari a quella umana”.