Chris Appassingok, 16 anni, sull’isola di San Lorenzo (a ovest dell’Alaska) è considerato un campione: la comunità Yupik in cui vive, infatti, ha il permesso di cacciare un numero prestabilito di balene ogni anno e Chris è celebrato dalla popolazione locale per aver cacciato e ucciso il secondo esemplare della stagione. Una balena femmina, come riportano i media locali, che aveva raggiunto i 200 anni di età e i 57 metri di lunghezza, uccisa a sangue freddo a due miglia di distanza dalla costa.
L’animale, avvistato da un gruppo di giovani che hanno comunicato la sua posizione ai cacciatori (tra i quali, in prima linea, spiccava Chris), è stato inseguito per oltre un’ora e mezza fino a quando, esausto, è stato colpito a morte con l’arpione dal ragazzo. Un gesto leggendario per la comunità locale ma soprattutto per la madre di Chris, che lo ritiene un cacciatore nato: “Mio figlio va a caccia di balene da quando indossava ancora i pannolini e beveva dal biberon. La sua vita non è stata fatta d’altro che di caccia “, ha dichiarato alla stampa locale. Se è vero che l’empatia si impara da piccoli, come spiega un libro pubblicato da LAV, verrebbe da pensare che a questo ragazzo non sia stata insegnata.
Balene, una specie in via di estinzione
L’indignazione e le condanne per questo fatto, che per di più ha per protagonista un ragazzo giovanissimo, non hanno tardato ad arrivare. Parole durissime, per esempio, sulla pagina facebook di Paul Watson, fondatore di Sea Shepherd. Egli ha definito Chris “un piccolo bastardo” la cui azione è giustificata solo da leggi sbagliate, che gli hanno permesso di mettere fine alla vita di un cetaceo che ha attraversato due secoli di storia semplicemente in nome della tradizione. La notizia diventa ancora più triste se si tiene conto che le balene sono una specie in via di estinzione: secondo Green Peace Italia, infatti, “il cambiamento climatico, l’inquinamento chimico e quello acustico, l’aumento del traffico marittimo e lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche mettono a repentaglio la sopravvivenza delle popolazioni di balene rimaste”.
Cultura e tradizione, dunque, ma anche attività umane senza controllo rischiano di far scomparire dal nostro pianeta uno degli animali marini più affascinanti e maestosi del mondo. L’isola di San Lorenzo, beninteso, non è l’unico luogo in cui la caccia alle balene venga considerata un’attività tradizionale: sono tanti i paesi che contribuiscono allo sterminio di questi animali, tra i quali spicca la Norvegia. Qui, infatti, ogni anno si tiene una crudele caccia alle balene, uccise per la loro carne ma anche per riempire le vasche di acquari e zoo. La stessa sorte tocca ai delfini, sterminati annualmente in Giappone e la cui carne viene servita perfino nei ristoranti italiani.