Quell’intervista al telegiornale regionale pare che non sia piaciuta a molti: Patroclo Bigolin, 45 anni, pastore veneto trasferitosi in Trentino per far pascolare le sue pecore a Buffaure, in Val di Fassa, dopo aver detto di essere contento di vedere tornare il lupo in natura, nonostante i danni creati al suo gregge, è stato oggetto di critiche molto pesanti, come ha raccontato al giornale “Trentino”.
“Mi hanno massacrato, dicendomi che non ero più il benvenuto, ma mica mi spavento io, continuo a fare il mio lavoro. In Trentino ci dovevo rimanere ancora uno, due mesi. Ma forse ci resto anche di più, nonostante tutto. Ci resto perché questo è il mio lavoro. La montagna l’ho scelta, così come ho scelto di fare il pastore”.
I fatti
Bigolin intervistato dal telegiornale regionale in seguito all’uccisione da parte di un lupo di alcuni animali del suo gregge pochi giorni fa, dichiara: “Mi darò la zappa sui piedi ma sono a favore del lupo, è un animale affascinante e ha il suo ruolo qui, è un segno positivo che sia tornato in queste zone”. Gli assalti del lupo sono stati pianificati, spiega Patroclo: “Sono 15 giorni che seguiva i miei movimenti e alla fine me l’ha fatta”.
Patroclo ha perso 14 animali ma questo non lo ha portato ad odiare il lupo né a volere che ne vengano abbattuti degli esemplari, anzi: “La sera, quando mi fermo sui pascoli, la cosa più bella è che vedo una cucciolata di 6 lupacchiotti, sono bellissimi”. Bigolin ha spiegato che i metodi per convivere con i lupi ci sono: “Chi lo vuole uccidere non capisce, non sa. Ho messo il recinto doppio, con due batterie, come hanno detto i forestali. Basta. Non ho più avuto problemi. Certo, è un lavoro in più, ci devi stare attento agli animali. Non puoi mica lasciarli la e non prendertene cura”.