Attenzione: il video contiene immagini che potrebbero urtare la sensibilità di alcuni utenti
Una tigre di nome Zena è stata colpita da convulsioni dopo essere stata costretta dal suo domatore a saltare all’interno di tre anelli di fuoco. La scena, ripresa da uno spettatore durante uno spettacolo nella città russa di Magnitogorsk, mostra l’animale accasciarsi a terra subito dopo l’esercizio e poi perdere conoscenza, scosso da violenti spasmi muscolari.
Sono attimi concitati, il pubblico trattiene il fiato ma Artur Bagdasarov, il domatore, non sembra turbato dall’accaduto: tocca più volte l’animale con l’asta che impugna, senza che la tigre mostri segni di ripresa; allora l’afferra per la coda, trascinandola lungo il perimetro del tendone, e sono necessari diversi secchi d’acqua fredda sul muso dell’animale perché questo riprenda conoscenza.
“Il domatore ha fatto il possibile”
Immagini che hanno scatenato l’indignazione del pubblico presente allo spettacolo, ma anche sul web non si sono risparmiate le polemiche. “Artur ha fatto del suo meglio per far sì che Zena si risvegliasse e ha agito nel migliore dei modi: ha toccato le sue zone riflesse, le ha versato l’acqua addosso. La cosa più importante era impedire agli altri animali di attaccare, perché per loro un animale debole è un bersaglio da uccidere. Se non li avessimo fermati, lo spettacolo si sarebbe concluso con una lotta sanguinosa” ha dichiarato Karina, sorella del domatore (con lui durante lo spettacolo). Secondo i presenti, inoltre, perfino da parte di qualcuno nel pubblico ci sarebbero state “risate crudeli di fronte alla scena.
Anche il domatore stesso si è difeso dalle accuse tramite la stampa locale, affermando che alla tigre è successo qualcosa che può capitare a tutti. Alle proteste per averla trascinata per la coda, l’uomo ha risposto: “Cos’altro avrei dovuto fare? Ha artigli giganteschi sulle zampe, non è un gatto morbido. Non potevo sollevarla, pesa 200 kg. E se l’avessi portata via dal palco? Si sarebbe ripresa lì e cosa avrei potuto fare dopo? Non appena si è svegliata, è tornata a essere una normale tigre, con gli stessi artigli e denti aguzzi”. Anche se non sono chiare le cause di quanto accaduto, al momento la tigre sembra in buona salute – tanto che è già prevista la sua partecipazione imminente a un nuovo spettacolo – e la compagnia circense ha garantito che l’animale verrà sottoposto a tutti i controlli medici e gli accertamenti necessari.
Circo con gli animali: per l’etologo è già una forma di morte
Sul tema degli animali e delle loro esibizioni al circo, l’etologo Roberto Marchesini, spiega: “Questo è il risultato della mentalità circense, dell’esibizione dell’animale come diletto, come immagine. La cosa migliore che può succedere è l’esposizione al rischio e la diseducazione, quella peggiore, come è già successo, è la morte certa dell’animale in casi di rischi reali per l’uomo”.
Quali paesi hanno già detto “no” ai circhi?
Non è un caso, quindi, che la Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (FNOVI) sia intervenuta tempo fa, con una nota ufficiale, schierandosi contro queste attività circensi, considerate “anacronistiche e dannose per gli animali“. Nel tempo molti paesi europei (e non) hanno detto “basta” al circo con gli animali e tra questi spiccano Grecia, Cipro, Malta, Austria, Lettonia. Croazia, Olanda, Slovenia, Belgio, Danimarca, Repubblica Ceca, Svezia, Polonia, Estonia, Finlandia, Ungheria, Bulgaria, Portogallo, Spagna Slovacchia e Regno Unito. Nel resto del mondo, invece, si annoverano USA, Canada, Argentina (solo a Buenos Aires), Brasile, Colombia, Costa Rica, Australia, Nuova Zelanda, India e Israele.
E l’Italia? Per quanto riguarda il nostro paese, dopo anni di lotte intestine sull’argomento tra le associazioni animaliste e quelle circensi, sembra essere stato raggiunto un punto di svolta: il nostro Parlamento ha infatti approvato in via definitiva l’emendamento che prevede il “graduale superamento” dell’utilizzo di animali negli spettacoli circensi (il cui testo, non di facilissima interpretazione, è anche stato spiegato ai nostri microfoni dall’avvocato Carlo Prisco).