La tecnologia è probabilmente l’unico mezzo che abbiamo a disposizione per salvare il pianeta prima che sia troppo tardi: lo afferma Internazionale attraverso un articolo scritto dal giornalista canadese Gwynne Dyer, editorialista per numerose e importanti testate internazionali. La questione, secondo Dyer, è al contempo semplice e molto complessa: assodato che il nostro pianeta patisca ormai da decenni il nostro modo di alimentarci a base di carne e prodotti di origine animale e che sia necessario invertire la rotta al più presto, è altrettanto chiaro che il tutto non possa avvenire in tempo. Anche se sarebbe la soluzione più semplice e immediata, secondo il giornalista non è pensabile (e nemmeno verosimile) che l’intera popolazione mondiale adotti nel giro di poco tempo un’alimentazione vegana o anche solo flexitariana (che comporti, cioè, un consumo sporadico di proteine animali).
A complicare le cose si aggiunge la rivoluzione economica in atto, che sta portando paesi come la Cina ad arricchirsi tanto e velocemente, adottando nel frattempo uno stile di vita “alla occidentale”: questo si traduce inevitabilmente in un consumo maggiore di carne e derivati, a scapito di un pianeta sempre più fiaccato dagli allevamenti intensivi che intaccano le risorse idriche, inquinano l’atmosfera e contribuiscono in maniera più che significativa alla deforestazione globale. Di questo passo, ormai è certo e lo afferma con convinzione anche la FAO, entro il 2050 non saremo più in grado di sfamare una popolazione mondiale che in quel periodo arriverà a toccare i 9 miliardi di individui.
La soluzione? È la carne coltivata in laboratorio
Nonostante il quadro non sia dei più confortanti, una soluzione esiste: già da qualche anno diverse start up nel mondo lavorano alla creazione di carne in vitro, un vero e proprio tessuto animale – identico per aspetto, sapore, consistenza e resa a quello reale – realizzato in laboratorio coltivando in vitro le cellule prelevate dal corpo di un animale, sia esso un pollo, un maiale o una mucca. Un mondo nuovo esplorato anche dal giornalista vegano Paul Shapiro nel suo saggio “Clean Meat: How Growing Meat Without Animals Will Revolutionize Dinner and the World”, e che promette di risolvere il problema in breve tempo.
Certo, anche se dal primo hamburger sintetico creato nel 2013 dal professore universitario Mark Post a un costo di oltre 20 mila euro sono stati fatti numerosi passi avanti, siamo comunque di fronte a un prodotto ancora non competitivo rispetto alla carne animale; nonostante questo, sono sempre di più le aziende che puntano alla carne creata in laboratorio come soluzione al grave problema dell’alimentazione globale. Tra queste, per esempio, l’azienda statunitense Memphis Meats ma anche Impossible Foods, che ha creato il primo hamburger vegetale “che sa di carne” grazie all’Eme (di origine vegetale).
Però c’è anche chi, come l’italiano Giuseppe Scionti, ha pensato di creare carne “stampata” in 3D per affrontare il problema: un prodotto “a metà strada” tra la carne animale e quella in vitro, perché come ha spiegato lo stesso Scionti ai nostri microfoni “la carne in vitro presenta un problema di tempistiche di realizzazione e di scalabilità economica molto gravi, e noi abbiamo bisogno di una soluzione ora: in più, fino a questo momento, la carne in vitro viene fatta crescere con un “mangime” a base di siero bovino fetale, insomma, sempre con altre risorse animali (anche se stanno trovando una soluzione a questo tema). Quella di Beyond Meat e simili (che crea hambuger 100% vegetali dal sapore e consistenza identici a quelli animai, ndr) non ha la consistenza fibrosa della carne e può avere solo forma di burger: è solo un macinato, cosa che impedisce il suo utilizzo in altri campi culinari che non siano il fast food e simili”.
Carne creata in laboratorio: non è per i vegani
Insomma, siamo di fronte a un problema di sostenibilità ambientale da affrontare subito, il che rende chiaro come queste invenzioni tecnologiche non siano pensate per vegetariani e vegani “nostalgici della carne”; al contrario, si tratta di innovazioni pensate anche e soprattutto per chi alla carne non riesce o non vuole rinunciare, almeno per il momento. Detto questo, rimane il fatto che scegliere un’alimentazione plant based sia la soluzione migliore, per l’ambiente ma anche per la nostra salute. L’unico vero scoglio, se così lo si può definire, è cercare di uscire da una forma mentis che ci ha abituato da sempre ad avere in tavola, magari anche più volte al giorno, carne e derivati, uova e formaggi in preparazioni diverse. Scegliere di mangiare vegano è facile, fa bene alla salute e all’ambiente, e permette anche di scoprire attraverso ricette semplici e buonissime una varietà di alimenti – come cereali, frutta secca e alcuni tipi di legumi – che spesso erano ignorati dalla nostra alimentazione onnivora.