“I cibi che normalmente utilizziamo per lo svezzamento sono una conseguenza della nostra cultura e non della reale necessità dei lattanti”, ha spiegato il medico. “I cibi che si danno ai bambini nei primi mesi, oltre al latte, sono molto diversi da nazione a nazione: in Italia, ad esempio, si inserisce nelle pappette il parmigiano come toccasana per la salute, mentre è ovviamente assente in quelle dei bimbi inglesi o tedeschi”. Cambiano le abitudini alimentari, ma col passare del tempo cambia anche il modo di affrontare le questioni dal punto di vista culturale e scientifico. “Mentre nel 1979 – continua Proietti- quando iniziai a fare ricerca e a esercitare la professione del pediatra, una dieta infantile vegetariana era appena tollerata, ora nel 2014 sta cominciando a essere caldamente consigliata. Siamo passati dal ‘si può’ al ‘si deve’”.
Proietti ha dato anche alcune indicazioni di carattere pratico: “L’unico cibo di cui il nostro bambino ha bisogno è il latte materno. Dopo il sesto mese si possono inserire succhi di frutta freschi e brodi vegetali senza le fibre e in seguito creme di cereali raffinati: questo è uno dei rarissimi casi in cui sono da preferire a quelli integrali. Infatti, l’intestino del bambino non è ancora pronto a digerire le fibre e i fitati presenti nei cereali integrali rendono più difficoltoso l’assorbimento di alcuni nutrienti”. In generale, ha ricordato il medico, “l’introduzione di cibi sbagliati, ma soprattutto la mancanza di latte materno, nell’alimentazione infantile possono determinare disturbi di vario genere come allergie, infezioni respiratorie, obesità, diabete, celiachia e persino alcune tipologie di tumori”.
E la carne? “La carne che spesso viene inserita negli omogenizzati sin dai primi mesi è assolutamente non fisiologica per l’alimentazione infantile ed è altamente sconsigliata. L’errore comune – ha spiegato Proietti – è quello di inserire formaggi e carne nella dieta del bambino credendo che la dose di proteine debba essere alta per la sua crescita. Se consideriamo i dati LARN dagli anni ’80 a oggi la quantità consigliata di proteine si è dimezzata, ma nel credo comune esiste ancora la preoccupazione di non somministrarne abbastanza per la crescita del bambino”.
Poi, ci sono cibi come biscotti e dolci che “non servono alla crescita del bambino, ma piuttosto a soddisfare psicologicamente un senso materno dei genitori. Non sono solamente inutili, ma anche molto dannosi. Il cucciolo umano è vegano per natura, se escludiamo il latte della mamma, rimane lattante sino al sesto anno di età (periodo durante il quale si avvia e si completa lo svezzamento) e non va allattato con nessun altro tipo di latte animale. Un neonato allattato con latte di mucca, infatti, morirebbe entro un mese di diarrea putrefattiva. Il latte, alimento specie-specifico, – ha proseguito Proietti – andrebbe consumato solo nell’età giusta, quella in cui si è appunto, lattanti”.
Sul tema dell’allattamento, il professore si è soffermato a lungo: “ È fondamentale allattare il bambino almeno sino a due anni e mezzo, se non si riesce a continuare più a lungo. La nostra cultura – ha concluso il medico – spesso considera un lungo allattamento contrario al buon senso svezzando un lattante precocemente, per poi paradossalmente trasformarlo in un lattante a vita: consumatore di latticini e latte di altre specie”.
Roberto Castellucci
Foto di copertina: Roberto Castellucci per Vegolosi.it