“Stoviglioteca”. Ovvero, la “biblioteca delle stoviglie”. E’ questo il nuovo, e più avanzato, fronte della lotta casalinga alla plastica monouso. Almeno per quanto riguarda il capitolo “feste”: il prestito di piatti, bicchieri, posate, ciotole, caraffe, per eliminare la montagna di rifiuti che al termine di ogni festeggiamento finisce in grandi sacchi della pattumiera, spesso a caso, e poi chissà dove. Con uno spreco di plastica quasi sempre eccessivo. L’idea è semplice: costruire un kit di stoviglie non usa e getta da riusare per ogni festa in famiglia e, perché no, metterlo a disposizione di amici e conoscenti attraverso il prestito.
Cos’è una stoviglioteca
E’ esattamente questa l’idea che tre anni fa ha avuto Linda Maggiori, mamma di 4 bambini e divulgatrice di buone pratiche “zero waste” con il suo blog “Famiglie rifiuti zero”: “Gestivo già una pannolinoteca, per il prestito dei pannolini lavabili dei bimbi. In casa – racconta – avevo già un kit di stoviglie lavabili per le feste dei miei bambini. Mi sono detta: esistono le biblioteche, perché non mettere in circolo con il prestito anche le stoviglie? Ho fatto un volantino e l’iniziativa ha riscosso subito un grande successo”. Grazie al passaparola dei social, da Faenza, dove abita Linda, l’idea delle stoviglioteche si è diffusa un po’ in tutta Italia e oggi sono circa 40 quelle presenti qua e là in ogni Regione, da Nord a Sud, e ogni giorno ne spuntano di nuove. Linda stessa racconta che nella sua città è difficile stare dietro alle richieste di prestito, soprattutto in primavera e in estate.
Come funziona
La maggior parte delle stoviglioteche funziona con il prestito gratuito, su base volontaria, o a offerta libera. Difficilmente, cioè, si tratta di attività a scopo di lucro. “Il principio è proprio quello di ridurre lo spreco attraverso il riuso e la condivisione”, racconta la mamma di Faenza. Un kit di partenza è calcolato in media su 50 coperti per il prestito in occasione di feste private, come compleanni, cerimonie e feste scolastiche. La scelta, tra colori, modelli, stili è davvero infinita. Anche i materiali possono essere vari, purché atossici e lavabili, dalla plastica dura all’acciaio fino alla ceramica (sconsigliata nel caso di feste per bambini) e al bambù (decisamente più caro). “Nella maggior parte dei casi, si tratta di kit di stoviglie in plastica lavabile. Certamente – spiega Lidia – l’ideale sarebbero altri materiali più sostenibili. Anche nella mia stoviglioteca, per esempio, mi piacerebbe introdurre stoviglie in bioplastica. Vero è che, almeno all’inizio, creare un kit in plastica dura è più facile economicamente e già in questo modo, si riduce notevolmente il ricorso alla plastica monouso”.
Avviare una stoviglioteca
“Partire è molto semplice: basta acquistare il kit e fare un po’ di pubblicità con il passaparola, con i volantini o con i social”, racconta Linda, che per favorire la condivisione tra le varie esperienze di stoviglioteche ha creato il gruppo Facebook “Piccole stoviglioteche crescono”, nel quale scambiare opinioni e consigli. C’è chi parte con una dotazione semplice di piatti, bicchieri e posate e chi, man mano, aggiunge “pezzi”: brocche, ciotole, tavoglie, spremiagrumi e centrifughe per fare succhi di frutta al momento. In ogni casi, il suggerimento è quello di creare un piccolo regolamento che favorisca il prestito e contempli alcune regole di base relative, per esempio, all’igiene. “Le stoviglie vanno sempre riconsegnate lavate. Io faccio comunque presente che l’igiene non è garantita e che quindi, prima dell’uso, è consigliabile lavare piatti e bicchieri non a mano, ma in lavastoviglie, per una pulizia più accurata. Chiedo di non usare coltelli d’acciaio sui piatti per non segnarli. Il prestito può essere gestito da privati o come associazione. Niente vieta di farne un’attività a pagamento, ma – conclude Linda – la cosa più semplice e bella, in un’ottica di condivisione di buone pratiche, è proprio il prestito gratuito”.