Amano più la musica soft rock e quella classica e i loro amici umani amano ballare e cantare per loro e con loro. Queste sono alcune dei risultati di una ricerca svolta da Spotify, servizio online nato nel 2006 che offre lo streaming on demand di una selezione di brani di varie case discografiche.
Secondo l’azienda, che ha proposto un questionario sul tema a 5.000 persone iscritte al servizio e proprietarie di un animale da compagnia in Italia, Inghilterra, Stati Uniti e Australia, i risultati sono davvero interessanti: la musica fa parte degli ingredienti di successo nel rapporto con i propri pets. Ben 8 proprietari su 10 sono convinti che i propri animali amino la musica e il 71% di loro suona per loro o gli fa ascoltare musica. Oltre ad aver ispirato moltissimi dei nomi dei nostri compagni di avventura (i nomi più quotati sono Elvis, Ozzy, Freddie e Bowie) la musica sembra essere, quindi, terreno di interesse comune sia per uomini che per animali e così Spotify ha deciso di dedicare una sezione speciale del portale alla musica per cani, catti, criceti, uccelli e persino iguane.
La trovata è simpatica e chiaramente molto commerciale: si tratta di playlist che si compongono automaticamente in base ad alcune informazioni che il padrone di cane, gatto and Co. rilascia alla piattaforma. Carattere, attitudine, nome: ed ecco che una serie di brani vengono indicati come i più adatti per il padrone e il suo animale, insieme. Spotify spiega chiaramente nella sezione dedicata che “Il rapporto far musica e benessere animale non è una scienza esatta e che il lavoro realizzato dall’azienda si basa su un algoritmo che calcola le canzoni migliori in base alle informazioni fornite”, questi dati, si legge, “non verranno utilizzati per nessun altro scopo se non quello di creare la playlist”.
“Ma come mai niente musica per conigli o cavalli?” si legge fra le domande più gettonate sul portale? “Non possiamo accontentare proprio tutti, ma – spiega l’azienda americana – è possibile che ai conigli possa piacere la stessa musica che ai criceti: perché non provare”.
L’aspetto più interessante è quello, però, legato al podcast dedicato ai cani che devono passare del tempo in casa da soli: si tratta di due podcast registrati (in lingua inglese) uno da una voce calma e femminile, e una da una rilassante e maschile con alcune musiche e alcuni rumori di fondo. I podcast durano 5 ore ciascuno e sono pensati per alleviare lo stress e l’ansia da separazione che i cani provano (chi più e chi meno) quando non possono seguire il loro amico umano.
L’opinione dell’etologo
L’etologo Roberto Marchesini, autore del libro Educazione cinofila (Apeiron Edizioni, che è possibile acquistare al link: http://www.marchesinietologia.it/2019/04/17/educazione-cinofila/) spiega che musica e voci possono essere di aiuto ma mai risolutive in una situazione di ansia da distacco o di noia del nostro cane. “Quello che dobbiamo capire è che l’ansia da distacco siamo noi a crearla magari con atteggiamenti morbosi nei confronti del nostro cane; dobbiamo cercare di educarlo a svolgere anche attività che non prevedano la nostra attenzione esclusiva. Possiamo, per esempio, leggere un giornale mentre lui mordicchia il suo giocattolo, e poi in seguito prevedere delle attività di gioco.” Il motivo per cui un cane crea problemi in casa quando ci allontaniamo può essere legato, in secondo luogo, anche alla noia che l’animale prova nel rimanere a casa da solo, “bisognerebbe individuare perciò delle attività da fare fare al cane per spezzare le ore di noia” spiega Marchesini. Altro problema, in terzo luogo, quello della mancanza di accreditamento del padrone verso il cane, ossia quando quest’ultimo non riconosce l’autorità dell’uomo e quindi non accetta di rimanere da solo”.
Insomma, secondo l’etologo “la musica o delle voci possono essere utili ma non risolutive, possono abbassare un po’ la noia ma rimane il fatto che un cane non può essere lasciato 6/8 ore da solo”.