È battaglia tra Slow Food e McDonald’s. Il ring è l’Expo di Milano, dove l’associazione di Carlo Petrini e la multinazionale americana portano i rispettivi ideali ma, soprattutto, i padiglioni con i propri prodotti. Concettualmente e ideologicamente i due poli sembrano (e forse sono) agli antipodi, tanto che è bastata qualche parola ad accendere una polemica che rischia di protrarsi per tutta la durata dell’Esposizione Universale; nei fatti, però, Slow Food e McDonald’s sono presenti entrambi nella grande esposizione milanese, e peraltro hanno i padiglioni a pochi metri di distanza l’uno dall’altro.
E così, quando ha inaugurato il gigantesco spazio della propria associazione internazionale non profit, Petrini ci è andato giù piuttosto pesante, dicendo che sono stati fatti “grandi investimenti in strutture architettoniche ma molte di queste strutture all’interno non hanno contenuti. Questa è un’opportunità persa. Nessuno si ricorderà delle strutture – ha aggiunto – ecco perché si sarebbe dovuto puntare sui contenuti, come facciamo qui nel padiglione Slow Food. Se i paesi non sono riusciti a trovare un accordo per l’Expo, come ci si potrà accordare sulle soluzioni per nutrire il pianeta?”.
Ne ha avute anche per il commissario di Expo Giuseppe Sala, definito “il Cireneo di Expo, ossia l’uomo che a metà della via Crucis fu chiamato a portare la Croce e prese anche delle legnate. Tra me e Beppe Sala c’è dialettica, ma una stima inattaccabile. Porterai questa croce per sei mesi, guarda agli aspetti negativi e positivi – ha detto rivolgendosi al commissario – e a questa sofferenza che è mia e tua e troviamo un modus vivendi senza perdere l’obiettivo della salvaguardia della terra e delle comunità agricole”.
Quindi Petrini ha spostato il proprio discorso su McDonald’s, dicendo: “Quando il commissario Giuseppe Sala dice che a Expo c’è posto per tutti, che ospita Slow Food e McDonald’s insieme, a me viene un’aritmia. Perché davanti a chi vende un panino con la carne a un euro e venti come si fa a spiegare il valore e i prezzi di chi alleva e produce secondo certi criteri? In tutte le città del mondo esiste Slow Food ed esiste McDonald’s, è importante capire la differenza che c’è tra il prezzo e la qualità”.
La risposta di McDonald’s
Non si è fatta attendere la reazione della catena di fast food americana, con un comunicato durissimo: “Ci domandiamo perché chi proclama l’importanza della biodiversità non accetti poi l’idea della diversità dell’offerta e soprattutto non dimostri rispetto per la libertà e la capacità di scelta delle persone”. Poi: “Expo rappresenta il luogo in cui l’offerta di cibo e di ristorazione raggiunge il suo apice per qualità, quantità e varietà. Noi siamo soddisfatti e orgogliosi di servire in Expo 6000 pasti giornalieri di qualità e a un prezzo accessibile, con ingredienti che provengono dagli agricoltori italiani. Migliaia di persone ogni giorno ci scelgono liberamente, magari dopo essere passate a visitare l’immenso, triste e poco frequentato padiglione di Slow Food“.
Infine, dopo aver definito le parole di Petrini come “una filosofia approssimativa condita di retorica terzomondista”, il comunicato prosegue così: “Crediamo che chi è in Expo debba accettare l’idea di non essere l’unico detentore della verità, superando contrapposizioni che erano già vecchie trent’anni fa. L’ideologia non sfamerà il pianeta. Slow Food oggi è una grande realtà internazionale, una specie di multinazionale: è triste pensare che abbia ancora bisogno di opporsi a McDonald’s per darsi un’identità. Non meno importante sottolineare che siamo presenti in Expo dopo aver partecipato a un regolare bando pubblico, mentre – a quanto si legge sui giornali – per altri filosofi del cibo che dispensano giudizi non è stato necessario partecipare a nessuna gara”.
Domenico D’Alessandro