“Quello che so dai nostri legali è che è già stato presentato un ricorso al Consiglio di Stato”. Così Emanuele Zacchini, uno dei volontari divenuto volto della Sfattoria degli Ultimi ha commentato in diretta con Vegolosi.it la situazione al rifugio romano, dove 140 fra maiali e cinghiali sono al sicuro dopo essere stati salvati da maltrattamenti o dalla filiera alimentare.
“Dentro questo recinto questi animali sono al pari della mia famiglia, passo 10 ora al giorno con loro da più di un anno – continua Zacchini – dico una frase ora, a ragion veduta e ponderando le mie parole, so che non sopravviverei vedendo quello che vogliono fare a questi animali e come me altre migliaia di persone che sono qui. Per il TAR non è un danno irreparabile uccidere degli animali che sono la nostra famiglia”.
“Questi animali, 140 in tutto – continua Zacchini – arrivano principalmente dal Lazio, e sono stati tutti recuperati da situazioni di maltrattamento o dal rischio di essere abbattuti, fra l’altro maltrattamenti di cui io stesso sono stato testimone oculare; gran parte dei cinghiali sono stati segnalati dai cittadini romani che non volevano che questi animali finissero colpiti da questi provvedimenti per la peste suina, qui cerchiamo solo di ridargli una seconda vita”.
“Chiedo a tutti di venire sul posto, di supportarci e di chiedere alla politica di metterci la faccia e di intervenire davvero in questa situazione che non ha ne capo ne coda, perché davvero non si può fare un tale braccio di ferro contro la volontà popolare. È importante che ci siano più persone possibili qui sul posto e che questa storia venga condivisa il più possibile”.
Una delle attiviste presenti sul posto spiega: “Questi sono animali d’affezione, sono stati salvati e i volontari hanno fatto loro una promessa, di tenerli al sicuro. È come se venissero a casa vostra ad uccidere un cane, un gatto, un coniglio. Questa cosa riguarda tutti, è una cosa molto grave quella che sta accadendo”.