La questione è chiara: nell’ottica della necessità di preservare il più possibile il pianeta dove viviamo insieme ad altre centinaia di migliaia di specie, l’idea di educare al miglior modo di consumare il tonno rischia di far passare un messaggio quanto meno ambiguo alle nuove generazioni. Il problema del consumo globale di carne, inoltre, riguarda soprattutto i paesi emergenti, come ad esempio la Cina, dunque questo tipo di iniziative rischiano di promuovere la diffusione massiccia di uno stile alimentare ormai non più sostenibile.
La pesca del tonno e il suo consumo sono certamente fra le attività meno ecosostenibili compiute dall’uomo. La situazione è grave e sono tanti gli allarmi che ogni anno vengono lanciati per rimarcare che ben 5 sulle 7 specie di tonno normalmente presenti in tavola sono a rischio grave di estinzione. Inoltre i metodi di pesca utilizzati, come il Fish Aggregation Device (FAD) o la longline, condannano a morte moltissime altre specie, come delfini, tartarughe, polpi ed albatros.
C’è da sperare quindi, che questo giocattolo, anche dato l’alto costo (circa 300 euro), non incontri una grande diffusione fra le giovani generazioni, soprattutto perché sono proprio loro che dovranno cercare di far virare la specie umana verso un’altra rotta per evitare il peggio.
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