Uniti nel nome di un’alimentazione con meno carne: Arnold Schwarzenegger e James Cameron hanno scelto di sostenere Less Meat, Less Heat, More Life, campagna del governo cinese volta a ridurre il consumo di carne del 50% entro il 2030.
Di cosa si tratta
Le due leggende di Hollywood hanno realizzato un video, un dietro le quinte e dei manifesti per promuovere la campagna in Cina e avere risonanza anche in America: saranno infatti distribuite nelle prossime settimane delle versioni in inglese negli Stati Uniti. Il regista di Titanic e Avatar, vegano e attivista, ha dichiarato: “L’iniziativa promossa dalla Cina avrebbe, se ottenesse i risultati desiderati, un enorme impatto sulla salute pubblica: sono orgoglioso di poter aiutare per quanto posso”. In occasione del lancio della campagna si è tenuta a Beijing una conferenza stampa voluta dal Ministero della Salute cinese per illustrare dati e direttive.
Le direttive per la Cina
Come riporta il report di WildAid (associazione americana che dal 1999 lavora per proteggere gli animali selvaggi), partner della campagna governativa, a livello globale il 14,5% delle emissioni dipende dagli allevamenti e da un’alimentazione a base animale (più di quelle dovute a tutti i sistemi di trasporto messi assieme): il Ministero della Salute ha quindi diffuso nuove direttive per indirizzare il miliardo e 300 milioni di cittadini del Paese verso un minor consumo di carne (tra i 40 e i 75 grammi al giorno per tagliare le emissioni di anidride carbonica di oltre un miliardo di tonnellate).
Le previsioni, infatti, non sono rosee: è previsto un aumento del consumo di carne e di prodotti lattiero-caseari di 20 milioni di tonnellate l’anno entro il 2020 e un conseguente aumento di 233 milioni di tonnellate di gas serra rilasciate in atmosfera. In Cina, attualmente, il consumo di carne rappresenta il 28% del totale mondiale, quello della carne di maiale addirittura il 50%: l’incremento va di pari passo, nella storia più recente, con lo sviluppo economico del Paese.
Con le nuove linee guida, come sottolinea anche Li Junfeng, direttore generale del Centro Nazionale sul Cambiamento Climatico e la Cooperazione Internazionale, “potremmo davvero cambiare la situazione. Affrontare il cambiamento climatico comporta un giudizio scientifico, delle decisioni politiche e il sostegno imprenditoriale, ma contano soprattutto i cittadini: ognuno di noi deve crederci“.
Una domanda in ascesa
Come riportano i dati sopracitati, però, la domanda di carne in Cina è in continuo aumento e l’industria si regola di conseguenza: molte compagnie stanno stringendo infatti legami sempre più stretti con Stati Uniti e Australia per soddisfare le richieste dei cittadini e, a fine 2013, la compagnia Shenghui ha acquistato la più grande compagnia di carne di maiale d’America, la Smithfield Foods. Jeremy Haft, docente presso la Georgetown University di Washington e autore nel 2015 di “Unmade in China: The hidden truth about China’s economic miracle”, rivela: “La domanda di carne in Cina continuerà a crescere e consentirà anche a molti americani di lavorare nel settore. Da un punto di vista climatico, però, a pagarne le conseguenze saremo anche e soprattutto noi americani“.
Yuri Benaglio