D’ora in poi nei negozi di animali di San Francisco potranno essere venduti solo cani e gatti abbandonati che abbiano compiuto almeno otto settimane di vita. La decisione, resa nota dall’Indipendent, è frutto del lavoro del supervisore della città Katy Tang e ha l’obiettivo di impedire la vendita di cuccioli di razza provenienti da traffici illegali, troppo spesso oggetto di regali e acquisti “a cuor leggero” che non scavano a fondo sulle realtà che si nascondono dietro alla loro presenza in vetrina.
In difesa degli animali e degli allevatori
La nuova legislazione – che non comprometterà in alcun modo il lavoro degli allevatori che si muovono entro i limiti dettati dalla legge – vuole arginare il traffico illegale di cuccioli allontanati dalle madri prima del tempo, spesso costretti ad affrontare viaggi lunghi ed estenuanti durante i quali trovano anche la morte. Ma non è tutto, dietro a questi negozi si nascondono le attività di allevamenti commerciali che sfruttano cani e gatti di sesso femminile, rinchiusi all’interno di gabbie metalliche sporche e piccolissime, al solo scopo di sfornare cucciolate su cucciolate destinate alla vendita illegale. “Questa ordinanza servirà come deterrente, impedendo a un business del genere di continuare a dilagare a San Francisco ed evitando la vendita di animali provenienti da allevamenti in cui nascono come se fossero in una catena di montaggio“, ha dichiarato Katy Tang.
Non solo San Francisco
San Francisco non è la prima città statunitense ad attuare questo provvedimento, che sarà applicato entro le prossime otto settimane: già Los Angeles, San Diego, Chicago, Philadelphia, Boston e Austin rispettano già una legislazione simile. E in Italia? Anche nel nostro paese molti dei cuccioli presenti e acquistabili nei negozi provengono dall’Est Europa, cresciuti in condizioni precarie tra scarsa igiene, scarsi controlli veterinari e l’impossibilità di sviluppare rapporti sociali di livello con gli umani e con i simili. Il punto è che queste “fabbriche di cuccioli“ sono sostenute nel nostro Paese dai negozianti, dagli allevatori e da tutti quelli che invece di adottare un animale da un rifugio o da un canile lo comprano selezionandolo in vetrina. E, a quanto pare, il governo italiano non ha ancora sentito la necessità di fermare queste attività illegali.