A lanciare l’appello anche quest’estate è l’ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali – attraverso una campagna di sensibilizzazione per far comprendere a genitori e bambini la pericolosità di certi “giochi” da spiaggia con gli animali marini. Il gioco del secchiello e del retino per la cattura di più animali marini possibili da mostrare come un trofeo sembra, di anno in anno, un rito da spiaggia irrinunciabile per grandi e piccoli. È infatti dai genitori che questa triste “tradizione” estiva della pesca viene trasmessa ai bambini. Frasi come “Poi li rimettiamo in mare” sono tra le più gettonate di questi passatempi considerati “normali” dalla maggior parte delle persone, proprio come se gli animali catturati in mare non fossero altro che giocattoli. È necessario sapere, però che la cattura di qualsiasi animale abitante il mare è un vero e proprio reato secondo la legge. “Pochi sanno che tutti gli animali, compresi gli abitanti del mare come meduse, pesci o molluschi, sono protetti e non si possono catturare né imprigionare, neanche temporaneamente”, evidenzia l’ENPA “è un reato ai sensi del Codice Penale articolo 544 bis e ter”.
Stop alla “tortura del secchiello”: sei buoni motivi
Nella sua campagna di sensibilizzazione l’Enpa ricorda i motivi per i quali è meglio abbandonare tale pratica:
- Catturare nel secchiello granchi, stelle marine o altri animali del mare significa condannarli a una loro morte certa, anche se poi liberati. “L’acqua dentro il secchiello raggiunge infatti alte temperature velocemente, senza che i bimbi possano rendersene conto. Quaranta gradi possono essere fatali per gli abitanti del mare”, spiega l’ENPA.
- Per gli abitanti del mare vittime dei retini, i secchielli equivalgono a una vera e propria tortura. Per non parlare poi della crudele pratica di tenere gli animali catturati tranquillamente al sole, magari girandoli con le palette o i rastrelli: “Ci chiediamo – prosegue l’ENPA – insegnereste ai vostri figli volontariamente come torturare un animale?”
- Insegnare ai bambini sin da piccoli il rispetto per gli animali contribuisce a far sì che diventino delle persone adulte più responsabili. “Ad affermarlo, vi è anche uno studio dei ricercatori dell’Università di Cambridge”, afferma l’ENPA “che sottolinea come l’amicizia con un animale sviluppi nel bambino il rispetto verso gli altri e la capacità di relazionarsi con il mondo in maniera equilibrata”.
- Tutelare la biodiversità dell’ecosistema marino equivale a salvaguardare tante storie, tutte diverse. Ad esempio quella della meduse, che sono tra i più antichi animali al mondo. O quella delle orche, che riescono a nuotare anche dormendo, dato che mentre metà cervello dorme l’altra metà rimane sveglia. Per individuare i pesci, bisogna poi sapere che un delfino emette fino a 1000 click al secondo. “E lo sapevate invece – domanda l’ENPA – che i polpi hanno il sangue blu e tre cuori, uno dei quali smette di battere quando nuotano?”.
- Esistono attività alternative più divertenti ed educative per giocare in mare: foto subacquee, la gara a chi trova e vede più abitanti del mare, raccogliere conchiglie sulla spiaggia, scoprire i fondali con la maschera sono tra i consigli dell’ENPA per giocare nel rispetto del mare e dei suoi abitanti.
- “Il mare e gli oceani coprono il 70% del pianeta e producono il 50% dell’ossigeno che respiriamo”, afferma ancora l’ENPA. Rispettare il mare e i suoi abitanti equivale quindi a rispettare noi stessi e le persone che amiamo.
Non solo retini
La campagna promossa dall’Enpa riporta l’attenzione sul più generale tema dell’educazione dei più piccoli al rispetto per l’ambiente naturale e le altre forme di vita che lo popolano.
“Accadono cose terribili nel mare. A volte mi chiedo se certi umani sono impazziti, perché tentano di trasformare l’oceano in un enorme immondezzaio”, diceva Sopravento, uno dei personaggi del romanzo per bambini “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” scritto da Luis Sepúlveda. Il libro porta alla luce, attraverso una semplice storia a metà tra la fiaba e la parabola, il problema dell’inquinamento dei mari e la necessità di rispettare l’ambiente e tutti i suoi abitanti. È necessario che i bambini sappiano cosa accade al nostro Pianeta anche attraverso delle storie come appunto quella, raccontata dallo scrittore cileno, della gabbiana Kengah che dopo essersi tuffata in mare, in cerca di un banco di aringhe, rimane prigioniera di una macchia di petrolio: la terribile “peste nera”, che dopo averle impregnato le piume e impedito il volo, la farà atterrare sul balcone del gatto Zorba, al quale affiderà il suo uovo.
Petrolio e non solo: secondo il WWF ogni minuto finisce in mare un camion di rifiuti di plastica, per un totale di 86 milioni di tonnellate di plastica che naviga nei nostri oceani. Sacchetti di plastica, palloni, scarpe e materiali di imballaggio sono i protagonisti di questa aberrante situazione all’origine anche della morte di balene, gabbiani, tartarughe marine e altri animali che rimangono intrappolati o soffocati dai detriti di plastica.
Ecco perché, per un cambio di rotta verso un futuro più verde, è importante imparare sin da piccoli l’importanza di preservare l’ambiente dai rifiuti e di proteggere i mari e gli oceani dall’inquinamento e dalla plastica.
Bambini e rispetto del mare: un aiuto anche da cartoni animati e cortometraggi
In occasione della giornata mondiale degli oceani dell’8 giugno 2018, lanciata dal brand di Eone Entertainment, la nota protagonista dell’omonimo cartone “Peppa Pig” si era fatta portavoce e sostenitrice di un decalogo, ancora disponibile sul web, di semplici regole e suggerimenti per i più piccoli. Dieci simpatici accorgimenti per proteggere il mare e i suoi abitanti e sensibilizzare i bambini su tematiche fondamentali per il nostro futuro come il riciclo, la raccolta differenziata e soprattutto l’abbandono della plastica, come abbiamo visto, prima fonte di inquinamento dell’ambiente marittimo.
Anche Self fish, pluripremiato e ironico cortometraggio animato, uscito lo scorso anno e facilmente comprensibile anche dai bambini, in pochi minuti riesce a utilizzare un paradosso per denunciare l’inquinamento delle acque marine.
Il corto è stato diretto dall’animatore taiwanese PoChien Chen e presentato in tutto il mondo, con la vittoria di numerosi premi come il “Best Animation” al Borrego Springs Film Festival. Il nome Selfish è un gioco di parole: dall’inglese significa “egoista” ma contiene anche la parola “fish”, ovvero “pesce”. Questo perché gli esseri umani, scaricando tutti i loro rifiuti plastici, sono molto egoisti nei confronti di questi animali e del loro ecosistema.
La scena, infatti, si svolge in un ristorante di sushi, dove diverse persone stanno mangiando deliziose portate di pesce fino a che a tre clienti non viene servito un pasto a base di plastica, accuratamente assemblato da un prestante chef. Il cortometraggio ribalta così la messa in scena di quello che facciamo tutti i giorni: avvelenare il cibo dei pesci con la terribile plastica.
“Sarebbe necessario che tutti vedessero con i propri occhi l’inquinamento che c’è nell’oceano, ma non è possibile; però le persone adorano guardare i film e i film sono un modo molto efficace per raccontare i problemi e sensibilizzare le persone”, ha affermato l’autore del cortometraggio.
Se interessati ad altri cartoni animati in grado di spiegare il rischio dell’inquinamento dei mari, abbiamo approfondito l’argomento qui.