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Prosciutto di Parma, nuova indagine shock su 8 allevamenti dopo l’oscuramento: l’inferno è qui

Avere il diritto di sapere: non ci sono parole migliori per definire l’obiettivo delle nuove indagini che il team investigativo di Essere Animali ha svolto in altri 8 allevamenti intensivi di maiali fra il febbraio e il giugno 2017, nelle province di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Cremona e Brescia, che riforniscono il consorzio del Prosciutto di Parma, come testimoniano i marchi tatuati a fuoco sulla pelle di alcuni dei maiali filmati e fotografati durante l’incursione.

L’inferno lontano dagli occhi

Quello che è possibile vedere, anzi che è necessario e doveroso vedere, sono le condizioni infernali in cui sono costretti a vivere questi animali a causa dell’industria degli insaccati nel nostro paese. Nulla la giustifica, dato che, lo ricordiamo, fra le linee internazionali dedicate alla salute le carni conservate sono fra i cibi più pericolosi e da “evitare del tutto”.
Gli animali, sono rinchiusi in spazi esigui, ammassati gli uni sugli altri e quando ammalati o feriti, abbandonati nei corridoi bui e fatiscenti degli allevamenti, per far sì che muoiano di stenti.

Ai piccoli di suino non va certo meglio. Come abbiamo spesso raccontato grazie alle indagini sotto copertura delle associazioni animaliste come Essere Animali, i piccoli spesso vengono schiacciati dalle loro stesse madri poiché lo spazio di gestazione è troppo esiguo. I piccoli muoiono soffocati. I maiali mangiano le loro feci, i topi defecano nei loro mangimi.
La cosa che non si può ignorare, però, è il loro sguardo, rassegnato e pieno di dolore per una vita che tale non è in nome di un sistema che se può non toccare a livello etico, non può essere giustificato né spiegato a livello economico, a causa dello spreco di risorse e della impossibile alta qualità dei prodotti: quale carne di eccellenza può essere prodotta da animali che vivono in queste condizioni.

La censura delle immagini da parte del Consorzio del Prosciutto di Parma

Quello che è accaduto qualche mese fa è sintomo di un problema italiano grave: il consumatore non deve vedere, né sapere troppo di ciò che sussiste alle spalle della produzione del morbido e rosato prosciutto. “Il Consorzio del Prosciutto di Parma vuole censurare le nostre indagini – spiega Essere Animali –  noi invece crediamo che le persone abbiano diritto ad essere informate”. Infatti da qualche settimana il primo video dell’indagine dedicata all’eccellenza delle carni del Consorzio, sono state rimosse dal web grazie ad una richiesta accolta dai giudici, di censura preventiva. “In seguito a questa prima investigazione siamo stati denunciati dal Consorzio del Prosciutto di Parma per diffamazione a mezzo stampa. Il GIP del Tribunale di Bologna ha purtroppo accolto, per ora, la tesi del Consorzio ed ha sottoposto a sequestro preventivo il video, tuttora oscurato dal web. Ma questa nuova indagine in 8 allevamenti testimonia una diffusa situazione di negligenza e incuria che si ripercuote sugli animali allevati, con conseguenze terribili”. Insomma, l’informazione non si ferma.

Tutte le immagini sono di proprietà di Essere Animali