Il libro
L’opera, arricchita dalle splendide illustrazioni dell’artista russa Natalya Balnova, nasce in realtà come soggetto per un film d’animazione, ma in seguito ai rifiuti di Disney e Pixar (per un tema considerato troppo controverso), l’attore ha scelto di creare una favola tragicomica indirizzata ad adulti e bambini.
Protagonista e voce narrante è Elsie Bovary, una mucca che vive in una fattoria a Nord di New York: la sua vita scorre felice, tra lunghe passeggiate con la migliore amica Mallory, rilassanti dormite sulla “miglior erba verde” (come le diceva la madre, scomparsa misteriosamente) e gli sguardi provocanti dei tori nei dintorni. Una sera, però, Elsie vede la famiglia del fattore raccolta attorno a una luminosa Scatola-Dio (la televisione) che sta parlando dei cosiddetti “allevamenti intensivi”: scopre la cruda verità sul futuro che la attende (e che ha strappato la madre dalla sua vita) e scopre un Paese chiamato India dove la mucca è considerata animale sacro e quindi intoccabile. Con Shalom, uno scontroso maiale ebreo, e Tom, un tacchino che non sa volare, si mettono in viaggio: grazie a una mappa, uno smartphone e qualche trucchetto, i tre si imbarcano in cerca della salvezza.
I messaggi
“Credo che non sia così importante che i sogni diventino realtà, quello che è importante è avere un sogno da cui iniziare, che ci faccia muovere i nostri primi passi”.
Questa citazione tratta dal libro è metafora di un percorso di crescita e presa di coscienza che riguarda o dovrebbe riguardare tutti gli umani: se sappiamo quali sono i problemi che vessano il nostro mondo, perché non cerchiamo di risolverli? Duchovny, allievo a Yale del critico lettarario ambientalista e vegetariano Harold Bloom e per lunghi tratti vegetariano egli stesso, lancia in questa deliziosa novella satirica stoccate a non finire su temi come la religione, l’intolleranza e la tecnologia, ma soprattutto, come ha raccontato anche nell’intervista concessa a Bill Maher in occasione del lancio del libro: “Amo cercare domande e porle agli altri, senza avere le pretese di dare le risposte”.
Yuri Benaglio