Meno famoso di Greta, ma al lavoro da anni per trovare una soluzione concreta al problema della plastica che impesta gli oceani della terra. Boyan Slat, olandese, ora ha 25 anni ma il suo progetto prese vita nel 2013, quando lui di anni ne aveva appena 18, con l’idea di sfruttare le correnti oceaniche per raccogliere le isole di spazzatura che galleggiano nei mari del mondo.
Dopo che la barriera sottomarina e la sua start up, The Ocean Clean Up sono partite e sono operative anche grazie al sostegno dei singoli che hanno finanziato il progetto, Slat ha presentato il 27 ottobre scorso un’innovazione straordinaria che non è solo un progetto, ma è realtà già operativa e che punta l’attenzione sui fiumi, le “arterie”, come le ha definite lo stesso inventore, che portano la spazzatura al mare. Il sistema di chiama Interceptor ed è una sorta di grande catamarano, completamente mosso da energia elettrica e senza nessuno alla guida, che raccoglie la plastica direttamente nei fiumi. Tre di questi catamarani sono già in acqua: in Indonesia, in Malesia e in Vietnam. La plastica che non viene smaltita correttamente, infatti, a causa di vento e pioggia e canali di scolo, finisce nei corso d’acqua e poi nei fiumi: è da lì che arriva al mare ed è questo il motivo per il quale gettare anche solo una carta di caramelle a terra è davvero da idioti.
Come funziona Interceptor
Dato che il progetto Ocean Clean Up “è un business che ha come obiettivo quello di chiudersi dopo aver risolto il problema” ha spiegato Slat durante la presentazione, “volevamo che questo succedesse il prima possibile. Ci siamo chiesti da dove arrivasse tutta questa plastica negli oceani e la risposta è: dai fiumi”. Attraverso un sistema di monitoraggio fornito di intelligenza artificiale e posizionato lungo migliaia di fiumi in giro per il mondo, Slat ha mostrato in tempo reale i dati del monitoraggio, chiarendo un dato: “Sono circa 1000 i fiumi dai quali giunge l’80 % della plastica che finisce in mare, ed è lì che vogliamo agire, per chiudere il rubinetto”. Boyan, pantaloni e camicia, occhi azzurri e poca voglia di stare al centro dell’attenzione, usa più volte questa espressione “Close the tap, we need to close the tap“: la sua azienda e la sua idea non è quella di fare in modo che il sistema faccia una continua e ininterrotta pulizia dei mari, ma andare alla radice della raccolta.
Il catamarano, completamente mosso da energia elettrica fotovoltaica, funziona 24 ore su 24, sette giorni su sette, perché non prevede che ci sia nessuno a bordo: tutto viene monitorato da un computer che invia costantemente i dati a chi li deve analizzare, inviando poi un segnale quando i contenitori di raccolta della plastica sono pieni. Alla base dell’idea c’è sempre la corrente dell’acqua: grazie ad una barriera la plastica viene convogliata all’interno della barca, raccolta su un nastro trasportatore e poi gettata nei contenitori che verranno prelevati dagli operatori periodicamente. La corrente del fiume non viene deviata e così nemmeno la navigazione che può proseguire lungo i corsi d’acqua grazie al posizionamento strategico dell’Interceptor. Il sistema raccoglie fino a 100 mila tonnellate di plastica al giorno.
Obiettivi del progetto
Questo sistema è altamente scalabile, nonché il più economico in relazione al costo per chilogrammo di plastica raccolta “ed è questo il punto che lo rende vincente” spiega Slat. Su questo non ci sono dubbi dato che il giovane imprenditore ha voluto fare una cosa davvero intelligente: presentare il progetto quando già era operativo in 4 punti caldi del globo in termini di produzione di plastica.
Quali sono ora i piani di Slat? “Far funzionare a regime tutto questo non sarà una cosa facile e abbiamo bisogno di aziende e nazioni che vogliano davvero il cambiamento e abbiamo bisogno anche di voi – ha spiegato Boyan al pubblico – per condividere questa idea e questa notizie, smuovendo il sistema”. Interceptor, secondo Slat dovrà essere operativo in mille fiumi (quei mille che inquinano per l’80%) entro i prossimi 5 anni.
Slat ha concluso la sua presentazione spiegando con chiarezza che: “Interceptor non è l’unica soluzione e non deve nemmeno essere un scusa per non lavorare sui fronti della prevenzione della produzione di plastica, nonché sulla presenza di sistemi per il corretto smaltimento dei rifiuti, ma è un modo per accelerare i tempi e vedere i nostri oceani di nuovo puliti“.