Caldo, confortevole e morbidissimo, ma soprattutto vegan-friendly e biodegradabile perché realizzato interamente in eucalipto: parliamo di “Breeze”, il piumone lanciato di recente dal brand americano Buffy, che produce biancheria per la casa in ottica green. “Breeze” è infatti il secondo nato in azienda e arriva dopo “Cloud”, un piumino extramorbido realizzato esternamente in eucalipto e per la cui imbottitura sono invece state utilizzate bottiglie riciclate prelevate dagli oceani e poliestere riciclato.
“Breeze” però fa un passo avanti: non solo è completamente biodegradabile perché costituito esclusivamente – sia all’esterno che nell’imbottitura – da fibre e foglie di eucalipto, ma è progettato anche per essere estremamente traspirante (da qui il nome) e regolare la temperatura corporea in modo tale da garantire un sonno confortevole in qualsiasi stagione. Idee innovative e originali che hanno portato questa azienda nata nel 2017 da un’idea di Leo Wang – la cui famiglia produce tessuti in Cina da decenni – a essere particolarmente nota e apprezzata oltreoceano; questo, almeno, a giudicare dalle recensioni entusiaste dei clienti che si possono leggere sul sito.
L’eucalipto impiegato per la produzione proviene dall’azienda Lenzing, con sede in Austria, che lo lavora per ottenere il rivestimento esterno e il filo utilizzato per le cuciture, mentre l’imbottitura è realizzata partendo dalle fibre della pianta. I materiali così lavorati vengono poi spediti in Cina, dove verranno tagliati e assemblati da aziende che collaborano con “Buffy” per ottenere i piumoni. Al momento l’azienda vende esclusivamente negli Stati Uniti e il prezzo di ogni prodotto è di 210 dollari, ma è anche possibile provare gratuitamente i piumoni per un breve periodo di tempo prima di decidere se acquistarli o meno. Quelli restituiti, sottolinea l’azienda, non vengono rimessi in vendita ma donati a enti di beneficenza e rifugi locali.
Eucalipto, cotone & co.
Non è un caso che la famiglia Wang abbia scelto proprio l’eucalipto per le sue creazioni: l’azienda sostiene di aver contribuito a risparmiare 300 milioni di litri di acqua finora, dal momento che questa pianta richiede meno acqua rispetto al cotone per la sua coltivazione. Certo, le fibre naturali sono da preferire rispetto ai tessuti sintetici (pile e poliestere in testa) che risultano difficili o impossibili da riciclare, ma tutti i tessuti naturali sono uguali da questo punto di vista?
Grazie al volume “La famiglia zero rifiuti (o quasi)” scopriamo che, sebbene siano tutti riciclabili al 100% se smaltiti correttamente, i tessuti naturali hanno comunque una diversa impronta ecologica per la loro produzione:
- La canapa è il tessuto migliore in assoluto, perché richiede pochissimi o nessun fertilizzante e nessun pesticida, e ha la capacità di rimanere fresco in estate e caldo in inverno;
- al secondo posto c’è il cotone organico, che non richiede pesticidi e fertilizzanti chimici;
- c’è poi il lino, che non richiede irrigazione e ha bisogno di un quantitativo di pesticidi e fertilizzanti cinque volte inferiore rispetto al cotone normale;
- all’ultimo posto troviamo il cotone normale, che al contrario di quello che si potrebbe pensare non è una scelta “eco”, dal momento che per coltivare 1 kg di questo tessuto sono necessari 10 mila litri di acqua, 75 g di pesticidi e 2 kg di fertilizzanti chimici.
I tessuti sintetici, invece, hanno l’enorme problema dello smaltimento: non possono essere in alcun modo riciclati e, sottolineano gli autori, e una volta dismessi dovranno necessariamente essere inceneriti o interrati. L’eucalipto, al contrario, sembra avere diversi vantaggi dal punto di vista della sostenibilità: non solo è biodegradabile al 100% e vegan-friendly, ma cresce molto velocemente (esattamente come il bamboo), non richiede l’impiego di fertilizzanti chimici e ha un fabbisogno di acqua molto ridotto, mentre ha una resa 10 volte superiore a quella del cotone.