Volete un’agricoltura più sana, fatta con meno chimica? Coltivate leguminose e calendula sul balcone per nutrire gli insetti buoni, come api e coccinelle!
Gianumberto Accinelli, entomologo dell’Università di Bologna e ideatore del progetto Eugea, ha raccontato a Vegolosi.it quali sono gli insetti più utili per “aiutare naturalmente” l’agricoltura, segnalandoci anche un paio di dritte per tutelarli…
Professor Accinelli, quali sono gli insetti che fanno bene all’agricoltura?
Gli insetti “buoni” appartengono a due grandi categorie, quella dei “nemici dei nemici” delle piante coltivate, detti predatori o parassitoidi, e quella degli impollinatori.
I predatori sono “insetti che vanno a caccia”: come la leonessa che nella savana cerca la gazzella, la trova e la sbrana, allo stesso modo nel campo coltivato la coccinella va in giro in cerca di afidi (i cosiddetti pidocchi delle piante), li trova e li mangia. Il mondo degli insetti è il mondo dove tutto è all’eccesso: mentre la leonessa mangia una sola gazzella, la coccinella mangia 100 afidi al giorno. Sembra esagerato, ma un branco di gazzelle è formato da 100 individui, un branco di afidi ne conta milioni!
E gli insetti impollinatori?
Rappresentano un’altra categoria molto importante. La regina degli insetti impollinatori è l’ape: costituisce delle colonie pluriennali che sopravvivono dunque all’inverno e per questo le api hanno bisogno di nettare anche durante la stagione fredda, mentre gli altri impollinatori vanno in letargo.
Quali sono i rischi che corrono gli insetti “buoni”?
Parlando ancora di predatori, diciamo che noi esseri umani costruiamo dei veri e propri paradisi per gli insetti dannosi. Facciamo l’esempio del melo: i frutteti costituiti solo da meli sono una nostra invenzione, qualcosa di artificiale, che non può esistere in natura, e rappresentano il paradiso del baco delle mele, la Cydia pomonella, ossia il classico vermetto che si mangia tutti i frutti. In natura questo non succederebbe. Gli ettari di meli che noi coltiviamohanno inoltre subito una selezione artificiale e quindi sono più sensibili all’attacco della Cydia pomonella rispetto alle varietà più antiche. Il meleto è poi un inferno per gli insetti nemici di questo parassita: ad esempio la bella coccinella, che si nutre del nettare di piante che però sono eliminate dal campo perché considerate infestanti. In questo modo noi creiamo ambienti artificiali super favorevoli agli insetti dannosi e contemporaneamente sfavorevoli agli insetti utili. Il risultato è che siamo costretti a combattere gli insetti dannosi con la chimica mentre sfruttiamo pochissimo le qualità degli insetti utili.
Anche gli impollinatori che, ricordiamo, fanno un lavoro importantissimo, stanno subendo una crisi un po’ complessa. L’ambiente agrario fornisce loro spesso molto cibo, ma di scarsa qualità. Un prato alpino, per esempio, è costituito da tante piante, quindi darà un nutrimento magari minore, ma di qualità. Un campo coltivato a girasoli produce molto nettare, ma di un solo tipo: è come se noi mangiassimo solo la pasta, mentre le api, come tutti gli animali, necessitano di una dieta varia. Questo pasto equilibrato lo trovano sicuramente nell’ambiente naturale, ma non in ambiente agrario, dove hanno un solo e unico piatto.
Puntare sull’agricoltura biologica serve?
Attualmente è sicuramente la soluzione migliore per salvaguardare l’ecosistema. Oltre a non usare insetticidi o a utilizzarne solo di naturali, usa tecniche di lotta biologica, ossia organizza l’agriecosistema in modo che possano proliferare gli insetti utili. In questo modo si salvaguarda sia la biodiversità, sia la qualità di quello che mangiamo.
Cosa possiamo fare noi per dare una mano agli insetti utili all’agricoltura?
Paradossalmente in città possiamo fare moltissimo. Proprio la città è il luogo di eccellenza per ospitare questi animali, per vari motivi: il primo è che ci sono pochissimi insetticidi, mentre invece nell’agricoltura industriale se ne usano tantissimi. E mentre è molto difficile offrire, su un campo coltivato, un pasto completo agli insetti utili, è molto facile farlo in città. Le persone quindi potrebbero farsi carico di coltivare sul balocone alcune piantine che sono sia belle, sia utili per questi insetti.
Tipo?
Per esempio un ruolo importante lo giocano le leguminose perché hanno nel loro polline delle proteine nobili. Come per noi lenticchie e fagioli sono importanti perché ci forniscono le proteine nobili di cui abbiamo bisogno, anche per gli insetti è fondamentale mangiare legumi. Servono poi piante come la calendula, che forniscono anche le vitamine. Ce ne sono tante altre… proprio su queste, noi dell’Università di Bologna abbiamo fondato il progetto Eugea, che cerca di fornire ai cittadini semi di piante che oltre ad avere un senso estetico, abbiano anche un senso ecologico e sociale (perché vengono coltivate e poi assemblate da persone appartenenti a cooperative sociali) e possano far bene agli insetti buoni!
Intervista di Chiara Boracchi
(Foto: Eugea.it)