Nel 2019 la Gran Bretagna uscirà definitivamente dall‘UE, quindi le leggi europee non avranno più valore giuridico negli UK, dove attualmente i parlamentari stanno stilando l’European Union Bill, il documento che stabilisce quali leggi resteranno in vigore dopo Brexit. In questo quadro, sono bastati 313 voti per rifiutare quanto sostenuto nel trattato di Lisbona e bollare gli animali come esseri non senzienti, quindi incapaci di provare dolore ed emozioni.
Questa presa di posizione, però, cosa comporta nella pratica? La redazione di Vegolosi ha chiesto maggiori dettagli all’avvocato Carlo Prisco, esperto di tematiche legati ai diritti degli animali e del mondo vegano.
Secondo l’avvocato non è ancora possibile definire quali saranno le conseguenze di questa decisione, ma sicuramente è da considerarsi un’azione di chiusura nei confronti di possibili spiragli verso leggi sempre più specifiche dedicate al benessere degli animali. “Se suona l’allarme di una macchina – spiega l’avvocato – nessuno in realtà si preoccupa, tranne il ladro”. Con questa metafora, Prisco, cerca di rendere evidente come la normativa europea riguardante il trattato di Lisbona, attualmente, sia solo un campanello di allarme per la stesura di future leggi. Insomma, questa possibilità finisce con il preoccupare tutti coloro che con lo sfruttamento animale ci vivono.
Si potrebbe presumere, quindi, che quella del Parlamento inglese sia una decisione che affonda le radici, ancora una volta, su questioni economiche, con il fine di “rassicurare” tutti gli imprenditori che speculano sui prodotti di origine animale evitando possibili limitazioni in un campo così redditizio.
Sull’atto pratico, ancora non è possibile evidenziare le differenze tra legge britannica ed europea in ambito animale: in concreto, a ben pensarci, il riconoscimento della natura senziente degli animali non ha effettivamente avuto molti riscontri reali legislativi, ma solo piccole conquiste. In Europa, infatti, si continua a cacciare, a sostenere sperimentazioni scientifiche sugli animali, a produrre carne, derivati, pellicce e pelli, a sfruttare o uccidere animali per puro intrattenimento. Quindi dove risiede la differenza? Semplice: nell’abolizione della speranza di ottenere più diritti per gli animali. In Europa, il trattato di Lisbona dà del margine per lottare: nel Regno Unito questo margine è stato del tutto annullato.
Sorgono dubbi e riflessioni lecite sulla valenza e sulla lucidità decisionale dei parlamentari rispetto ad un argomento così delicato che da anni è oggetto di studi scientifici da parte di esperti qualificati. Non sono di certo rari i casi in cui gli animali hanno ampiamente dimostrato di provare emozioni e in molte occasioni anche empatia nei confronti di altri animali.David Bowles, Responsabile degli Affari Pubblici della RSPCA (Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals), dal canto suo ha affermato che si tratta di un vero passo indietro per il benessere animale: “E’ scioccante che i parlamentari abbiano mostrato il pollice verso per incorporare la sensibilità animale nella legge post-Brexit del Regno Unito” spiega.
Anche la British Veterinary Association (l’associazione veterinari del Regno Unito) scende in campo e si oppone alla decisione del Parlamento: “E’ un fatto estremamente grave” – osserva Gudrun Ravtez, presidente dell’associazione – “riconoscere che gli animali possono soffrire è una pre-condizione per considerarli con rispetto, un principio fondamentale dell’etica scientifica per la protezione degli animali”.