“Scegli il tuo gioco“: è questa l’esortazione del Ox Ranch alla caccia. Ed è proprio di questo che si tratta, di un gioco stile “Hunger games”, con tutte le varianti del caso, in cui gli uomini facoltosi o intere famiglie (con bambini annessi), pagano migliaia di dollari per uccidere altri esseri viventi. Un campo di battaglia grande 73 chilometri quadrati dove, tra uno sparo e l’altro, ci si può deliziare in sistemazioni di lusso, con bevande raffinate e cucina gourmet, magari vantandosi dei propri “trofei”.
Il ranch
Ma cosa offre esattamente il ranch in questione? L’Ox Ranch, proprietà di da Brent C. Oxley, ha a disposizione più di 60 specie di animali esotici da poter scegliere e cacciare, come un tiro a segni in un parco giochi. I pacchetti offerti sono davvero variegati: si può scegliere se cacciare di giorno o di notte, quale animale cacciare e quale arma usare. Tutti i clienti del ranch devono muoversi all’interno della tenuta insieme a una guida che ha il compito di evitare che i cacciatori sparino agli animali che non si possono cacciare e che feriscano accidentalmente specie che non sono il loro obiettivo. Peccato che molti degli animali presenti sono in via di estinzione.
Oltre agli animali esotici è, ovviamente, possibile cacciare anche animali locali come ad esempio i cinghiali, considerati animali infestanti in Trexas. Insomma, una sorta di “favore” che il ranch compie nei confronti dello Stato. All’interno del ranch l’unico animale “graziato” è la giraffa Buttercup che può girare tranquillamente per tutto il parco senza timore di entrare nel mirino dei clienti: il motivo? Parrebbe che l’animale sia diventato una sorta di mascotte che restituisce un po’ i
colori e il mood africano all’interno del parco. Dall’alto della sua statura la “fortunata” Buttercup vede ogni giorno il gioco diabolico messo in atto a discapito dei suoi “coinquilini”.
Tra estinzione e conservazione
Dal canto suo il ranch si difende: Oxley sostiene che in realtà il parco serve anche a preservare le specie. Jason Molitor, direttore esecutivo del ranch, ha dichiarato al New York Times: “Amiamo gli animali, ecco perché li cacciamo. La maggior parte dei cacciatori sono più vicini alla protezione degli animali di quanto la gente immagini”. Per argomentare le loro tesi, i cacciatori spiegano che ci sono più animali esotici in Texas che nei loro luoghi natii.
John M. Tomecek, esperto di specie selvatiche al Texas A&M AgriLife Extension Service, sostiene: “I proprietari dei ranch possono trarre profitto e nel frattempo fare del bene agli animali”. L’esistenza di questa realtà ha suscitato la reazione degli animalisti tra cui Ashley Byrne, direttrice della campagna di People for the Ethical Treatment of Animals, che afferma: “La caccia non ha nulla a che fare con la conservazione. Quello che cercano di fare è far sembrare giusta una cosa che la media delle persone ritiene riprovevole”.
La legislazione sulla caccia
In Texas la caccia è una vera e propria tradizione. Lo Stato ha leggi specifiche che dettano quando e dove si può cacciare, il numero di animali che possono essere uccisi in un dato tempo e i tipi di animali che possono essere uccisi. Queste leggi esistono per proteggere lo stock da un eccesso di caccia e per evitare inutili sprechi. Ma questo vale per gli animali autoctoni. Per le specie non locali non valgono le leggi statali e federali sulla caccia e ancora non esiste una legislazione sulla caccia di animali esotici, quindi l’Ox ranch può sentirsi libero di agire in maniera indiscriminata.
Infatti, la caccia di quasi tutti gli animali esotici è regolata dall’amministrazione stessa della struttura. Il discorso si complica per le specie a rischio di estinzione. Per quelle riconosciute come tali dal governo degli Stati Uniti, la caccia nei ranch è ammessa, ma solo se la struttura rispetta alcuni requisiti, tra cui donare il 10% dei profitti derivanti dalla caccia a un programma di difesa degli animali. Quindi il ranch si posiziona in una zona grigia, al limite continuo tra riserva e mattatoio a celo aperto.
E’ dunque lotta aperta tra cacciatori e animalisti: questi ultimi continuano a battersi per abolire quella che sembra un’illegalità consentita, non si arrendono e continuano a lavorare per arrivare presto alla chiusura di questo luogo di ostentazione che appare solo come un massacro gratuito ai fini del puro “divertimento”.