“L’orso M49 non va abbattuto“: questa è la presa di posizione delle associazioni animaliste e del Ministero dell’Ambiente, rispetto alla vicenda dell’orso del Trentino che dallo scorso marzo sta dividendo l’opinione pubblica e sollevando dubbi, polemiche e accese controversie. Un orso selvatico di 3 anni che – secondo i media – è considerato responsabile di 13 uccisioni di animali da allevamento dall’inizio di quest’anno, oltre che di 16 tentativi di intrusione in fienili, caseifici e stalle.
Al momento l’orso in fuga sarebbe stato circondato nel suo raggio d’azione dalle squadre forestali ma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha già chiesto a gran voce che non si spari: “Mi sto attivando al massimo per evitare un Daniza2”.
L’orso, infatti, catturato nella notte tra domenica 14 e lunedì 15 luglio a seguito di un’ordinanza firmata dalla Provincia di Trento. Rinchiuso nel Centro di recupero della fauna alpina Casteller, a sud di Trento, nella notte tra domenica e lunedì scorsi è riuscito a scappare scavalcando recinzioni elettrificate e un muro alto 4 metri.
M49: l’ordine di abbattimento
Inutile dire che la controffensiva non si è fatta attendere: “Se M49 si avvicinerà alle zone abitate, i forestali hanno l’autorizzazione ad abbatterlo” – ha dichiarato il governatore leghista del Trentino Maurizio Fugatti – Il fatto che l’orso sia riuscito a scavalcare una recinzione elettrificata con sette fili a 7.000 volt, certificata dal Ministero e da Ispra, dimostra come questo esemplare fosse pericoloso e ci fosse un problema di sicurezza pubblica tale da giustificare l’ordinanza di cattura, scelta non appoggiata dal Ministero”. Sì, perché la decisione della Provincia autonoma di Trento non ha ottenuto il consenso del Ministero dell’Ambiente, che si è espresso in merito alla questione con una diffida per fermare l’ordine di abbattimento.
Il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa si è pronunciato personalmente sulla vicenda sottolineando che “nessuna istruttoria fin qui elaborata dagli uffici, in collaborazione con Ispra, ha mai valutato il tema dell’uccisione dell’esemplare. Il fatto che sia scappato dall’area attrezzata per ospitarlo, non può giustificare un intervento che ne provochi la morte. Il presidente Fugatti moduli legittimamente il suo intervento”. Il Ministro, inoltre, non si è mai dichiarato d’accordo nemmeno con le operazioni di cattura, messe in atto a suo dire con una buona dose di inefficienza, oltre che con “scarsa professionalità e attenzione massima. E adesso si parla di abbattimento? Assurdo e paradossale”. Attualmente l’orso vaga senza radiocollare – tolto dopo la cattura – ed è ricercato in tutta la provincia.
La protesta delle associazioni animaliste e l’ok della Corte Costituzionale all’abbattimento
Con il Ministro dell’Ambiente si schierano le associazioni animaliste, prime tra tutte Legambiente ed Enpa: mentre la prima ha dichiarato “illegittima e pericolosa la decisione della provincia autonoma”, chiedendo l’intervento del Ministro Costa, Enpa è andata oltre dichiarandosi pronta a denunciare per uccisione di animali chiunque esegua l’ordine di abbattimento. Ma non è tutto: “Se M49 dovesse morire – proseguono i portavoce dell’associazione – chiameremo in causa non soltanto gli esecutori materiali ma l’intera catena di comando, Fugatti compreso”.
Anche la Corte Costituzionale si è espressa sulla vicenda, dichiarando legittima la legge delle province autonome di Trento e Bolzano che consente la cattura e l’abbattimento di orsi o lupi, quando questi atti si configurino come preventivi di danni alle colture, all’allevamento o alla sicurezza pubblica. Enpa, però, non ci sta: “Se qualcuno pensa che la sentenza sia una licenza di uccidere, si sbaglia di grosso. La Corte Costituzionale ha infatti ribadito l’esistenza di procedure di legge e la necessità di seguire tali procedure – dichiara l’associazione – In particolare, la Suprema Corte ha ribadito il dovere costituzionale di applicare in via obbligatoria e preventiva i metodi ecologici (con il riferimento “quando non esiste altra soluzione valida”)”. Prevenzione, quindi, è la parola d’ordine per l’associazione animalista, da mettere in atto in una cornice di legalità e buon senso.
La “questione orsi” in Trentino
La vicenda dell’orso M49 ci riporta tristemente indietro nel tempo, ad altri due casi di cronaca che hanno visto protagonisti due orsi in Trentino. La prima fu Daniza nel 2014, una femmina di orso che aveva attaccato un cercatore di funghi nei pressi di Pinzolo (Tn), scatenando un vero e proprio caso politico. Tra chi sosteneva che l’orsa dovesse essere abbattuta e chi considerasse il suo gesto l’atto d’amore di una madre per i suoi cuccioli, Daniza è morta, stroncata accidentalmente dall’anestesia durante la cattura.
Poi è stato il turno dell’orsa KJ2, catturata e uccisa due estati fa a seguito dell’attacco a un uomo che, con il suo cane, era a passeggio per i boschi. L’orsa, forse svegliata proprio dallo stesso cane e con grande probabilità insieme alla sua prole, si era avvicinata correndo all’uomo che, secondo le testimonianze dello stesso, l’ha colpita per paura con un bastone, scatenando quindi l’aggressione. Un assalto, va sottolineato, senza conseguenze gravi ma che ha comunque avuto come conseguenza l’abbattimento dell’animale e le ovvie proteste delle associazioni animaliste.
Due fatti di cronaca che hanno acceso l’opinione pubblica su una questione aperta ormai da tantissimo tempo, spiegata chiaramente in un cortometraggio realizzato dal politico e attivista ecologista Davide Celli e prodotto dall’associazione LegioUrsa. In questa regione esiste un grosso problema di convivenza tra uomo e orsi, che viene risolto con l’abbattimento abusivo tramite quella che nel 2014 Nerio Giovanazzi – allora consigliere della Povincia autonoma di Trento – aveva definito “soluzione nostrana“. Una linea di pensiero appoggiata da diversi esponenti della Lega, ma in netto contrasto con il progetto Life Ursus – lo stesso che ha portato M49 in Trentino – avviato nel 1996 con l’obiettivo di reintrodurre sul territorio trentino esemplari di orso bruno grazie a finanziamenti europei.
Le ipotesi sulla fuga dell’orso
La questione riguardo all’orso M49 rimane aperta, con un ulteriore interrogativo irrisolto: non manca infatti chi sostiene che la fuga dell’animale sia stata pilotata per poterlo uccidere. Caterina Rosa Marino, responsabile della Lac (Lega Abolizione Caccia) Trentino Alto Adige, spiega che “la dinamica di questa fuga è strana. Voglio pensare affidandomi alla scienza e con razionalità, ma a meno che non siamo davanti a un “super orso” mi devo porre degli interrogativi. Adesso che è libero saranno finalmente liberi di sparargli? Noi speriamo che i forestali, che stanno agendo nella massima segretezza, quasi fossero della Cia, valutino il da farsi senza dover ricorrere all’abbattimento. Siamo coscienti delle proteste degli agricoltori e delle difficoltà legate a questo animale, che agisce nel suo habitat, ma crediamo debba essere fatto di tutto per evitare un abbattimento. La nostra speranza è che fugga velocemente da qui”, conclude.