Anno che va, anno che viene e animali che spariscono: il WWF, nell’ambito della campagna di Natale “WWF is calling”, pubblica la mappa delle 16 specie che rischiano l’estinzione entro la fine del 2018, molte delle quali in Italia. I pochi esemplari rimasti cercano di lottare ma la situazione gli è avversa e il nostro Pianeta rischia di perdere una parte fondamentale per il suo stato di benessere.
“La scomparsa anche di una sola specie – ha spiegato WWF Italia – determina una perdita immensa di informazioni biologiche, di caratteristiche genetiche e di servizi ecologici per tutta l’umanità. Se attraverso piccoli gesti riuscissimo a mantenere il nostro pianeta ricco di animali, sarebbe un beneficio per tutti, soprattutto per le generazioni che ancora devono nascere”. In Italia i numeri sono preoccupanti per l’orso marsicano, di cui si contano poche decine di esemplari, per l’aquila del Bonelli con 40 coppie ancora in vita, per il gipeto con solo 10 coppie esistenti e per la lucertola delle Eolie di cui rimangono ad oggi meno di 1.000 esemplari.
Facciamo un po’ di chiarezza, di per sé l’estinzione non è un processo negativo, o positivo, ma semplicemente un’espressione dell’evoluzione biologica. La natura, infatti, non lascia nulla al caso: le grandi estinzioni della storia sono state accompagnate dalla formazione di nuove specie che hanno dato continuità e vigore alla diversità della vita. Insomma è un sistema che mantiene l’equilibrio nel mondo, ma oggi la situazione sta sfuggendo di mano. Attualmente, infatti, il tasso di estinzione risulta essere 1000 volte superiore al normale a causa dei diversi interventi dell’uomo. Questo dato è sostenuto da Paul Ehrlich, professore di biologia di Stanford, in uno studio pubblicato su Science Advances. Il professore sostiene che molte specie animali si trovano sulla terra come zombie, ovvero come morti che camminano perché destinati all’estinzione.
Come siamo arrivati a questo punto? Distruzione degli habitat, bracconaggio, inquinamento, cambiamenti climatici, inserimento artificiale di specie invasive, perdita di terreno a causa di cementificazione, deforestazione, emissioni di CO2, sfruttamento alimentare degli animali, queste sono solo alcune delle cause che minacciano la biodiversità e che mettono sempre più in pericolo gli abitanti non umani del nostro Pianeta. Secondo dati riportati dal WWF, solo dal 1970 al 2012 l’uomo ha determinato il calo del 58% delle popolazioni di vertebrati terrestri e marini.
“La piaga dell’estinzione rende più labili i sistemi naturali che consentono alle foreste di regolare le temperature del Pianeta, ai fiumi di alimentare le biomasse marine, alle terre e agli oceani di produrre cibo e sicurezza – sottolinea Isabella Pratesi direttore conservazione di WWF Italia – Trascuriamo inoltre che molte specie prima di noi hanno trovato, attraverso l’evoluzione, soluzioni a condizioni difficili ed estreme. Ogni insetto scomparso, ogni pianta estinta, ogni barriera corallina sbiancata, potrebbe custodire le soluzioni e i rimedi ai nostri mali incurabili o ai drammatici cambiamenti che abbiamo generato”.