Una bambina che vive in un piccolo villaggio tra le montagne coreane fa amicizia con una creatura dolcissima e geneticamente modificata, una specie a metà tra ippopotamo e maiale che, secondo i piani di una spietata multinazionale, potrebbe risolvere il problema dell’impatto ambientale della produzione di carne. Come salvare un amico condannato a diventare cibo? E’ la trama in breve del fantasy a sfondo animalista Okja, film in concorso in questa edizione del Festival di Cannes.
Un film, quello del regista coreano Bong Joon-Ho, accolto da fischi e polemiche e interrotto dopo appena cinque minuti di proiezione a causa di un intoppo tecnico. La ragione? Non la trama di stampo politico, né il messaggio fortemente ambientalista ma perché il film, prodotto da Netflix, è destinato direttamente all’home video e non uscirà nelle sale cinematografiche; cosa, questa, che ha scatenato la reazione di pubblico e critica e di cui si è fatto portavoce il maestro Pedro Almodovar, presidente di giuria, secondo cui i film palma d’oro devono uscire nelle sale rispettando i normali canali di distribuzione e non solo sulla piattaforma di cinema on demand.
Polemiche a parte, ciò che più conta è il vero, attualissimo, significato del film: lo sfruttamento della Natura, schiava delle assurde ragioni del profitto, impersonata da supermaiali geneticamente modificati allevati esclusivamente per la loro carne e che invece dimostrano di avere sentimenti, intelligenza e abilità cognitive paragonabili a quelle dell’uomo.
“Okja affronta lo scontro tra il capitalismo e l’amore per la natura e l’ambiente” ha dichiarato l’attore Jake Gyllenhaal che nel film interpreta un personaggio televisivo esperto di animali. “La posizione del regista e di noi che lo abbiamo fatto con lui è politicamente molto chiara. E credo sia un tema che ha un particolare significato in questo momento storico: in particolare nel mio paese stiamo tornando indietro di alcuni decenni sulle tematiche della protezione dell’ambiente, quindi non c’è momento migliore di oggi per far uscire questo film. Il film è un viaggio devastante attraverso il mondo degli allevamenti intensivi ma è anche una metafora del mondo che stiamo vivendo; questo mix tra realismo e significato metaforico funziona perché il regista è stato bravissimo a trovare un equilibrio, io vedendolo mi sono molto emozionato”.
Attraverso il racconto del profondo legame tra Okja e la piccola protagonista Mija, il regista tocca diversi temi tra cui la fobia Ogm, il potere del marketing che governa le nostre scelte di acquisto e l’indifferenza per la sofferenza degli animali che sta dietro il mangiar carne. “Sono cresciuta e ancora vivo circondata dagli animali, alcuni dei quali sono uomini” racconta Tilda Swinton, alias la perfida imprenditrice Lucy Mirando. “Dagli animali possiamo imparare molto, perché ci danno continuamente lezioni di lealtà, di presenza, di semplicità. Il capitalismo ci ha resi tutti quanti consumatori ma questo film ci ricorda che siamo anche altro: siamo esseri viventi in un ambiente naturale e con questo ambiente, con i suoi esseri, noi dobbiamo avere una relazione“.
Non manca anche un ritratto ironico e disincantato del mondo delle associazioni animaliste e delle loro contraddizioni rappresentate dal leader del Fronte di Liberazione Animale, Paul Dano (pacifista sì, ma fino a un certo punto). “Ho scelto di parlare di un’organizzazione che esiste – dice il regista – certo non sono d’accordo al 100% con i loro metodi ma apprezzo la loro buona volontà e la loro intenzione fare vivere in armonia animali e uomini. Ho parlato con il loro leader e la mia intenzione non era mostrare gli attivisti come essere perfetti, ognuno ha i suoi difetti e il film non nasconde i loro. Ma c’è da riflettere perché le loro intenzioni sono buone”.
In attesa di poterlo vedere su Netflix, non resta che raccogliere i pareri di chi il film già lo ha visto e pare che dalla sua visione non si esca uguali a prima, parola di continua Jake Gyllenyaal: “Cominciamo nella natura incontaminata e finiamo nello stesso luogo ma quel viaggio ci fa uscire diversi, più consapevoli, amanti degli animali e forse, come è capitato a tanti di noi, decisamente meno amanti della carne a tavola”. E infatti la giovanissima protagonista coreana An Seo Hynn ha ammesso: “Prima di iniziare questo film mangiavo molta carne, molto maiale, poi in qualche modo sono stata assorbita dal mio personaggio e oggi non sono più tanto carnivora come prima“.
Il film sarà disponibile sulla piattaforma Netflix dal 28 giugno.