Nessuna sorpresa bensì l’ennesima conferma che l’attuale governo italiano non ha fra i punti all’ordine del giorno il tema del benessere animale. La maggioranza di governo ha respinto l’ipotesi di inserire nella discussione della Legge di Bilancio una certificazione ufficiale per i prodotti di origine animale che provengano da allevamenti senza gabbie.
Niente bollino, per ora
La proposta di un emendamento sul tema era stata presentata dall’opposizione grazie all’interessamento del gruppo di associazioni animaliste denominato “End the Cage Age” che coinvolge moltissime delle principali voci dell’animalismo italiano – Animal Equality, Animal Law Italia, CIWF Italia, ENPA, Essere Animali, Humane Society International/Europe, LAV, Legambiente e LNDC Animal Protection”.
“Siamo sorpresi e sconcertati che l’emendamento per la creazione del bollino ‘cage–free’ sia stato dichiarato inammissibile” – dichiarano le associazioni. “Sarà stata una svista o un mero errore formale, sarebbe inspiegabile perdere l’occasione, a costo quasi zero, per migliorare le condizioni degli animali allevati e, soprattutto, far uscire dal buio e dall’anonimato l’impegno delle tante aziende agroalimentari italiane che stanno eliminando gradualmente le gabbie dalle loro filiere. Per far ciò queste aziende hanno compiuto investimenti a proprie spese e il minimo che Parlamento e Governo possono fare è permettere loro di rendere riconoscibili i loro prodotti da quelli che invece arrivano da animali in gabbia”.
A cosa servirebbe il bollino “senza gabbie”?
L’idea di una certificazione per prodotti animali senza gabbie non risolve di certo la questione della crudeltà perpetrata ai danni di milioni di animali in tutto in nostro paese, ma senza dubbio avrebbe creato uno strumento di marketing interessante non solo per le aziende che già hanno deciso di dismettere l’uso delle gabbie (per esempio per l’allevamento delle galline ovaiole o dei conigli) ma anche per le aziende che ancora non lo hanno nemmeno preso in considerazione e si vedrebbero “tagliate” fuori da una sorta di “bollino qualità” che agli occhi dei consumatori sarebbero da premiare. Peccato che tutto ciò non avverrà.
“Questa svista non chiude la questione – hanno specificato le associazioni – ci attendiamo che la battaglia politica per il riconoscimento di questo importante strumento di giustizia e trasparenza venga, con eventuali modifiche, raccolta e vinta da tutto il Parlamento sin da questa Legge di bilancio”. L’On. Eleonora Evi (PD) ha spiegato: “Siamo riusciti a mettere sullo stesso tavolo tutte le opposizioni, che hanno presentato insieme questo emendamento, che chiede una cosa semplice e chiara: riempire di significato la certificazione SQNBA che attualmente è una scatola vuota. Un’etichetta distintiva consentirebbe la possibilità di scelta ai consumatori e sosterrebbe quegli allevatori che la transizione a sistemi non in gabbia l’hanno già fatta”. Molto scettico sul futuro di questo emendamento l’On. Alessandro Caramiello (M5S): “Questo Governo non è né animalista né ambientalista, perciò sono scettico. Ci vuole una rivoluzione culturale, anche alimentare: si mangia troppa carne. Bisogna fare capire ai cittadini e alle aziende – che vanno accompagnate nella transizione – che gli animali non possono essere tenuti in queste condizioni”.