Il rock che incontra l’esigenza di un mondo migliore e più sostenibile: potrebbe essere questa la definizione indicata per Neil Young, sbarcato a Milano qualche giorno fa in occasione del tour italiano.
Uno show ambientalista
L’ultimo album live: Earth
Il titolo dell’album prende il nome dalla canzone di apertura: Mother Earth. Questi alcuni versi: “Oh, Madre Terra, con le tue distese di verde ancora una volta sacrificate dalla mano affamata, per quanto tempo ancora potrai dare senza ricevere? Rispetta la Madre Terra o finirai col regalare al business anche il futuro dei nostri figli…“.
E’ uscito a giugno e la sua particolarità è che ai suoni live del gruppo sono stati sovra-incisi alcuni overdub che riecheggiano i suoni della Terra: dagli animali (cavalli, balene, galline, orsi…) ai rumori di una città metropolitana. E, come tiene a sottolineare il buon Neil, “nessuno degli elementi naturali è in conflitto con la musica”.
La disputa con Donald Trump
Contro le multinazionali
In America, dopo anni di stallo, la questione ecologica è tornata alla ribalta, inserita a pieno titolo nella contesa politica. Eppure Neil Young ne parla da sempre: al centro del suo pensiero ci sono gli agricoltori, “oggi privati, in nome della retorica della scelta, proprio della possibilità di scegliere i loro semi, invasi dagli Ogm e dal monopolio delle multinazionali anche sui semi naturali”. E’ recente anche la sua campagna a favore del cotone biologico, che ridurrebbe il problema del forte impatto dei pesticidi necessari per la coltivazione del cotone tradizionale: ma chi ci perderebbe? Neil Young, a più riprese e senza remore, si è scagliato contro la Monsanto (la stessa che detiene il monopolio sui semi), principale produttore mondiale di Ogm e una delle aziende più controverse della storia mondiale. E non a caso l’ultimo album di inediti, uscito nel 2015, si chiama The Monsanto Years. Monsanto, di tutta risposta, ha diffuso comunicati stampa in cui si propone come leader di un’agricoltura sostenibile. Lo stesso hanno fatto i responsabili di Starbucks, altro colosso criticato da Young proprio in virtù dell’accordo stipulato con Monsanto e dell’iniziativa legale intrapresa contro lo Stato del Vermont, reo di aver approvato una legge che prevedeva etichette dei prodotti contenenti Ogm. Il rocker, un tempo grande fan della catena di caffetteria americana, non ha davvero peli sulla lingua, come il vero rock insegna: “Ho semplicemente detto quello che tutti sanno e che tutti tacciono, in faccia e a muso duro. Loro fanno disinformazione e predicano la libertà di scelta. Noi facciamo informazione e la scelta la pratichiamo, senza predicarla”.
Tratto dalla sua autobiografia uscita nel 2012, Il sogno di un hippie: “Per me la luna significa tanto, come la foresta. In natura ogni cosa mi parla con un ritmo che sento: non esiste il male nella foresta o nella luna”.
Yuri Benaglio