Ci sono cose che l’industria del latte non vuole farci sapere: ce lo spiega il dottor Neal Barnard, ricercatore, medico, attivista e autore di numerosi best seller in questa interessante conferenza, tenutasi quest’anno all’Healthy Lifestyle Expo di VegSource. Nel video, tradotto e doppiato in italiano grazie al contributo della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana (SSNV), il dottor Barnard ha focalizzato la propria attenzione sul formaggio, uno degli alimenti più consumati oggi negli Stati Uniti. Basti pensare che, mentre nel 1909 un americano medio consumava meno di 2 kg di formaggio all’anno, nel 2016 la quota si è alzata addirittura a 16 kg di formaggio pro capite in un anno: un incremento associato soprattutto alla diffusione dei fast food, che utilizzano questo alimento praticamente in ogni piatto.
Ecco dunque tre grandi verità che, secondo Barnard, l’industria del latte conosce perfettamente ma ci nasconde da sempre.
Il formaggio crea dipendenza
Vi è mai capitato di avere una inspiegabile (e implacabile) voglia di formaggio? Secondo il dottor Barnard si tratta di un’eventualità assai probabile, dato che i latticini hanno sul nostro cervello un’azione simile a quella di alcune sostanze stupefacenti. Questi alimenti, infatti, contengono caseomorfine, sostanze oppiacee della stessa classe chimica di eroina e morfina. In natura, spiega Barnard, ciò riveste una grande importanza per tutte le specie di mammiferi: il fatto che la suzione del latte sia una sorta di “dipendenza” per i cuccioli, assicura infatti che essi crescano forti e in salute e, di conseguenza, la continuazione della specie. Per l’uomo, invece, il discorso è diverso perché è l’unico mammifero che, di fatto, non arriva mai a uno svezzamento completo, sebbene il latte assunto in età adulta sia quello di un’altra specie. Le caseomorfine, dunque, vengono continuamente ingerite attraverso il consumo di latte e latticini e agiscono sui nostri ricettori esattamente come le sostanze stupefacenti, richiedendo assunzioni sempre maggiori di questi alimenti per placarne il desiderio. Ecco spiegato, dunque, perché il formaggio risulta uno di quegli alimenti più difficili da eliminare dalla propria dieta.
Il formaggio influisce negativamente sulla nostra salute
Diabete, asma, emicrania e tumore alla prostata sarebbero solo alcune delle patologie legate al consumo di latte e latticini: citando studi condotti da diverse università americane e portando ad esempio alcuni casi specifici, Barnard è in grado di dimostrare come il consumo di latte e formaggio influisca negativamente sulla nostra salute. Ma questo non basta: il formaggio è un alimento ricco di grassi (specialmente saturi) che vanno a rallentare il metabolismo, motivo per il quale un consumo eccessivo di questo alimento può portarci a ingrassare in maniera incontrollata. A ciò, va aggiunto che il formaggio è privo di fibre ma ricchissimo di sale (ancora più delle patatine fritte in busta, per intenderci), che tende a far trattenere liquidi al nostro corpo e a farci sentire gonfi e appesantiti. “Nessuno fa soldi se smettiamo di bere latte”, afferma Barnard nel video, riferendosi alla stessa industria casearia e a quella farmaceutica.
La questione etica
Dal canto nostro avevamo già affrontato le questioni etiche che spiegano perché i vegani non bevono latte e il dottor Barnard, nel video, non manca di sottolinearle. Partendo dal presupposto che – come qualsiasi altro mammifero – le mucche producono latte solo dopo il parto, il medico spiega come nei grandi allevamenti le mucche vengano ingravidate artificialmente e di continuo attraverso metodi molto cruenti. Dopo aver dato alla luce i piccoli, le mucche vengono separate subito da loro per entrare nella catena di produzione del latte mentre i cuccioli, se maschi, finiranno direttamente al macello. Le femmine, invece, serviranno agli allevatori per la produzione del latte e verranno risparmiate, anche se per pochi anni: mentre in natura le mucche possono vivere anche fino a 20 anni, infatti, negli allevamenti intensivi spesso non raggiungono i 5, perché macellate nel momento in cui la loro produzione di latte diminuisce. A tutto questo, ovviamente, vanno aggiunte le pratiche cruente (come la decornazione senza anestesia, per esempio) che sono la norma negli allevamenti intensivi.
Ma è possibile liberarsi dalla dipendenza dal formaggio? Sì, secondo il dottor Barnard, autore tra gli altri del volume “The cheese trap” (La trappola del formaggio, nella foto in alto), in cui spiega quali sono i meccanismi che ci intrappolano in questa dipendenza e come fare per liberarsene. Se in pochi anni abbiamo ottenuto una liberazione totale da fumo di sigaretta negli ambienti pubblici, spiega Barnard, non è lontano il momento in cui saremo liberi anche da alimenti dannosi come il latte e i derivati. Barnard fa un paragone fra il divieto di fumo di sigaretta e quello del consumo di carne: “Sono convinto che un giorno non troppo lontano, in una mattina di inverno, ci sarà un uomo che trema fuori da un edificio mangiando l’ultimo boccone dell’ala di pollo, prima di entrare nel suo ufficio vegano: questo è il giorno che voglio vedere arrivare” dichiara Barnard.