La domanda di alternative alla pelle animale è in continuo aumento. Lo conferma una ricerca di mercato condotta dalla società di consulenza aziendale Grand View Research (GVR). Secondo gli esperti, infatti, l‘industria della “finta pelle” fatturerà oltre 85 miliardi di dollari entro il 2025. Saranno paesi come la Cina, l’India, il Brasile, la Thailandia e il Vietnam a pilotare la domanda (e forse anche la produzione) di tessuti sintetici che imitino la pelle tratta dagli animali, per via del crescente interesse per le calzature e l’abbigliamento cruelty-free in questi paesi. “Mentre la tecnologia tessile si sta evolvendo – afferma il rapporto – i consumatori iniziano a preferire la moda vegana, che implica l’adozione di prodotti non in pelle”. Secondo GVR è il poliuretano il materiale che verrà via via più utilizzato nel settore, grazie alla sua ottima durata, il basso costo di produzione e le sue qualità idrorepellenti.
Moda vegana: tutte le alternative cruelty-free
Sembra incredibile, ma tantissime alternative alla pelle tratta dagli animali sono di origine vegetale. Pensiamo, per esempio, al Piñatex – un materiale ricavato dalle foglie della pianta di ananas – ma anche al Muskin, tratto dai funghi. Degni di nota sono anche WineLeather, tessuto ricavato dalle vinacce, quello tratto dalle albicocche e il tessuto che viene dal tofu. Non solo pelle, però: tanti i materiali studiati in sostituzione dei tessuti di origine animale. Biosteel, per esempio, è un tessuto sintetico pensato come alternativa alla seta, mentre i pappi, filamenti “piumosi” di alcune varietà di piante, potrebbero sostituire la piuma d’oca nel settore dell’abbigliamento e per la produzione di biancheria per la casa. Vista questa varietà, non è difficile immaginare che cosa indossano i vegani.
Niente pelle, lana e piume d’oca… ma allora cosa indossano i vegani?