Cinquant’anni, una carriera quasi trentennale che ne ha fatto una delle star della musica mondiale tra le più conosciute e apprezzate e più di metà della vita trascorsa all’insegna della scelta vegana. A fine novembre Moby ha festeggiato i suoi primi 28 anni da vegano. Lo ha fatto con un lungo post su Facebook nel quale ha spiegato le motivazioni di quella scelta, che risalgono al 1987: tre anni prima di Time’s Up, il suo primo singolo.
“Ventotto anni fa oggi sono diventato vegano. Semplicemente perché non potevo essere a posto con la mia coscienza rimanendo coinvolto in qualcosa che causa o contribuisce alla sofferenza degli animali. Io – ha raccontato Moby – amo gli animali e non voglio che soffrano”. Una scelta profondamente etica, dunque, ma non solo. “È importante ricordare che le coltivazioni per l’allevamento contribuiscono al 25% dei cambiamenti climatici, all’85% della deforestazione e al 40% dell’uso delle risorse idriche. E i vegani – ha scritto ancora il musicista – vedono notevolmente ridotta la possibilità di ammalarsi di cancro, di malattie cardiache, di diabete e di disfunzioni erettili. E ancora, bisogna ricordare che servono circa 135 kg di grano per fare mezzo kg di carne, ma 135 kg di grano possono essere usati per fare 135 kg di pane. Insomma – ha spiegato Moby su Facebook – io sono vegano perché amo gli animali, ma anche perché penso che questo rappresenti la miglior opportunità per gli esseri umani per vivere e vivere in salute sul nostro pianeta. L’agricoltura per l’allevamento non è solo distruzione di miliardi di animali a causa di indicibili sofferenze per miliardi di creature innocenti, è anche causa di distruzione del nostro clima, delle nostre foreste e della nostra stessa uccisione”.
Da attivista vegano, non è la prima volta che Moby racconta il perché della propria scelta vegan e com’è la sua vita, ormai quasi trentennale, da vegano. “Una delle cose migliori dell’essere diventato vegano è che mi ha obbligato a sperimentare molti cibi che prima non conoscevo”, ha detto in un’intervista di qualche tempo fa. “Se le persone decidono di mangiare carne è una loro scelta. Io ho fatto la mia e vorrei che gli altri la rispettassero come io rispetto la loro”.
Tutto, ha raccontato ancora una volta Moby in prima persona in un articolo apparso lo scorso anno su Rolling Stone, è cominciato grazie a Tucker, un gattino che il cantante ha trovato per strada e salvato quando aveva dieci anni e che poi è cresciuto insieme a lui (e ai molti altri animali che hanno vissuto con lui e la madre fino da quando era un neonato, come racconta). All’età di 19 anni, seduto sulla scalinata di casa con a fianco Tucker, Moby dice di aver avuto un‘illuminazione: “Io – ho pensato – amo questo gatto. Vorrei fare qualunque cosa per proteggerlo e farlo felice. Ha quattro zampe, due occhi, un incredibile cervello e un’incredibile vita emotiva. Allora perché dovrei mangiare altri animali che hanno quattro o due zampe, due occhi, un grande cervello e una ricca vita emotiva? E, seduto su quelle scale in un sobborgo del Connecticut con Tucker, io sono diventato vegetariano”.
Due anni dopo c’è stato il passaggio al veganesimo, che nel corso degli anni ha portato Moby più volte a esporsi in prima persona per la causa vegan, fino all’ultima iniziativa: l’apertura del suo “Little Pine”, un ristorante vegano che ha aperto i battenti a novembre a Los Angeles. Una sorta di “rifugio”, come la ha definito lo stesso Moby, i cui ricavati saranno interamente devoluti dal musicista alle associazioni che si occupano dei diritti degli animali.
La foto è tratta dal sito della Peta, scattata in occasione di una manifestazione organizzata dall’associazione con la partecipazione di Moby.