Nonostante i fendenti agli stinchi che sia le legislazioni che gli stati stanno cercando di calare sui prodotti vegetali alternativi a quelli animali (come è successo di recente in Francia), il mercato di burger, polpette, bevande e gelati plant based sembra fare il suo dovere affacciandosi, lentamente, verso il futuro.
I dati della ricerca di Bloomberg
Secondo una recente ricerca di Bloomberg i sostituti vegetali della carne, del latte e delle farine e in generale comparto delle alternative vegetali a livello mondiale crescerà molto nei prossimi anni, passando dagli oltre 44 miliardi di dollari di quest’anno a quasi 162 miliardi nel 2030, pari al 7,7% dell’intero mercato dei cibi proteici. Un dato interessante che racconta un fatto in particolare: il target è quello dei “flexitariani” ossia coloro che decidono di diminuire i consumi di proteine di origine animale alternandole in modo corposo con quelle di origine completamente vegetale.
Di recente i dati portati da una ricerca condotta da uno dei marchi vegetariani e vegani più riconosciuti al mondo, V-Label, e che ha coinvolto Danimarca, Germania, Spagna, Italia, Francia, Inghilterra e Polonia ha mostrato che in questi paesi una media del 19% dei consumatori ha dichiarato di aver pianificato di cambiare la propria dieta per includere maggiormente alimenti a base vegetale a seguito della periodo pandemico. Più tempo e più riflessioni sul mondo circostante e le sue interazioni con la nostra vita di tutti i giorni sono stati, quindi, l’ago della bilancia per spostare alcune scelte d’acquisto.
Tutti vegani? No.
Chiaramente l’incremento di alimenti vegetali che imitano le proteine animali non ha a che vedere con l’aumento del numero di vegetariani e vegani che si dichiarino tali- con dati che rimangono stabili, sia a livello nazionale che internazionale. In realtà ad aumentare sono le persone che cercano alternative più salubri e più sostenibili senza però escludere del tutto il consumo di alimenti animalo. Secondo una ricerca condotta da Bva-Doxa per conto di Unione Italiana Food, citata dall’agenzia di stampa Ansa, i motivi del consumo dei prodotti vegetali sono legati al loro valore nutrizionale migliore (40%), al gusto (30%) e alla maggiore sostenibilità. Insomma la questione etica legata alla sofferenza animale passa completamente in secondo piano.