Il Tar di Bolzano dice “no” ai menu vegani all’asilo. La sentenza, emessa in questi giorni, respinge il ricorso da parte di una coppia di genitori che reclamavano pasti 100% vegetali per la propria bambina, che frequenta l’asilo nido. Secondo i giudici l’opzione vegano non è necessaria perché la scuola offre già quattro menu differenti, tra i quali anche quello vegetariano e quello senza carne bovina o suina. Inoltre, sempre secondo la sentenza, è l’amministrazione comunale a valutare le disponibilità finanziarie e organizzative del Comune stesso. Nessuna possibilità nemmeno di ottenere un menu personalizzato, previsto solo per motivi di salute e non per convinzioni etico-religiose.
Una sentenza che confonde, visto che arriva a un anno di distanza da quella – emanata sempre dal Tar di Bolzano – che condannava il Comune di Merano per una richiesta identica. Per ben due volte, infatti, una mamma di Merano aveva fatto ricorso contro il Comune della sua città, che aveva tentato di esimersi dall’obbligo di fornire un menu vegano al figlio, prima al nido e poi alla scuola dell’infanzia. Per ben due volte, però, questo tentativo si è infranto contro le decisioni del tribunale anche se poi, nonostante la sentenza del Tar, il menu vegan è arrivato nel tempo.
La sentenza del Tar di Bolzano spiegata dall’avvocato che ha seguito la causa
Per fare chiarezza su quella che sembra una vera e propria contraddizione, la redazione di Vegolosi.it ha contattato Carlo Prisco, avvocato ed esperto di diritto legato al tema dei diritti al veganesimo, che ha seguito personalmente la vicenda come legale della famiglia coinvolta. La questione, come si poteva supporre, è articolata e complessa e Prisco ha sottolineato diversi problemi macroscopici nella sentenza.
Per prima cosa, un problema di tipo formale: il tribunale ha preso in considerazione solo tre dei cinque motivi presentati nel ricorso. Oltre a questo, i giudici hanno affermato la non contraddizione di questa sentenza rispetto alle due precedenti, sottolineando che queste ultime avevano avuto un esito differente perché il regolamento comunale del 2016 – che limita l’offerta nelle mense scolastiche a soli quattro menu – all’epoca non era ancora vigente. Peccato che, come sottolinea l’avvocato, questa sia un’affermazione del tutto senza senso: il regolamento in questione riguarda esclusivamente la città di Bolzano e non si può quindi affermare che non fosse entrato in vigore a Merano all’epoca dei fatti.
A proposito dell’offerta dei quattro menu, inoltre, nella pronuncia del Tar si parla di “quattro menu alternativi di carattere vegetariano”, ma questo non corrisponde alla realtà. I menu alternativi sono sì quattro, ma solo uno di questi risulta essere vegetariano (e non vegano); gli altri, invece, contengono piatti a base di carne seppure con delle limitazioni. La questione più spinosa, però, riguarda le linee guida emanate dal Ministero della Salute nel 2010 e riprese successivamente al caso di Merano in due circolari, che obbligano le scuole a fornire menu personalizzati in base a istanze etico-religiose (tra le quali rientra ovviamente anche la scelta vegan), il tutto senza la necessità di fornire all’istituto una certificazione medica. La sentenza del Tar non ha neppure preso in considerazione le linee guida ministeriali, bensì soltanto una delle due circolari successive: in seguito all’operato controverso di alcune regioni, i documenti ammonivano i Comuni a non sconsigliare il menu vegano nelle scuole. Dal momento che il Comune di Bolzano non ha sconsigliato il menu vegano – rifiutando direttamente di servirlo – il ricorso della famiglia non è stato accolto.
La Costituzione e la scelta vegana
La difesa della famiglia ha anche fatto appello alle norme costituzionali, lamentando la violazione di cinque articoli della nostra Costituzione (nello specifico il 2, il 3, il 21, il 30 e il 32), ma il Tar ha liquidato il tutto come “richiami generici“. L’unico articolo sul quale i giudici si sono realmente soffermati è il 32, che tutela il diritto alla salute, affermando che non c’è alcuna dimostrazione effettiva che una dieta vegana possa essere salutare. Per finire, tra gli argomenti presentati dal Comune per motivare la propria scelta c’è l’antieconomicità di fornire un quinto menu nelle mense scolastiche, anche se non sono state presentate prove che dimostrassero questa affermazione.
Inutile dire che questa sentenza crea un precedente importante: ad essa, infatti, potranno appellarsi in futuro tutte le scuole che decidano (per uno qualsiasi dei motivi qui sopra riportati) di non servire menu vegano agli studenti. L’avvocato Prisco, in ogni caso, ricorrerà in appello.
Merano, nonostante la sentenza Tar niente menu vegano a scuola: “Il bambino mangia pasta in bianco”