“Sarebbe il caso di capire che il cambiamento climatico un po’ sta dentro il nostro piatto“: queste le parole di Mario Tozzi – geologo, giornalista e divulgatore scientifico nonché noto personaggio televisivo – intervistato da LAV in occasione dello sciopero per il clima che si è tenuto lo scorso 24 maggio a Roma, in adesione al movimento ambientalista globale Fridays For Future lanciato dalla 16enne svedese Greta Thunberg. Vegetariano per motivi “storici e ambientali”, come aveva raccontato qualche tempo fa anche ai nostri microfoni, Tozzi mette in campo questioni molto pratiche quando parla dell’argomento: il clima “impazzito” è responsabilità di tutti e ognuno di noi ha la possibilità di fare qualcosa di concreto per il pianeta cambiando (in tutto o in parte) la propria alimentazione.
“Il cambiamento climatico è una nostra responsabilità”
Tozzi commenta le manifestazioni per il clima organizzate in Italia sottolineandone l’importanza dal punto di vista comunicativo: l’informazione che veicolano è quella su cui studiano e lavorano gli scienziati ormai da molto tempo, ma che finora non ha avuto la eco necessaria almeno in Italia; per questo l’intervento di migliaia di giovani, che decodificano e amplificano il messaggio degli scienziati, risulta fondamentale perché si inizi davvero a riflettere su una questione così importante e stringente. Un po’ com’era accaduto tempo fa con l’enciclica Laudato Si’, nella quale Papa Francesco aveva toccato molti punti importanti rispetto alla questione animale e ambientale.
I motivi di questa situazione, secondo il geologo, sono due: da una parte viviamo in un paese in cui “c’è parecchia ignoranza su queste tematiche, nel senso che gli italiani non hanno la stessa educazione scientifica di altri paesi. In più – continua Tozzi – c’è molta malafede, perché ci dà fastidio vedere qualcuno che ci indica quali sono le cause del cambiamento climatico e sottolinea che dipende da noi. In fondo, Greta sta antipatica a molti perché li mette di fronte alle proprie responsabilità“.
“Proteine animali: possiamo farne a meno”
A proposito di responsabilità, il riferimento è alla nostra alimentazione e all’impatto che ha sui cambiamenti climatici: “Dopo la produzione industriale e ancora prima dei trasporti, ci sono senz’altro l’allevamento e la produzione agricola.
C’è chi è vegetariano e chi vegano, ma basterebbe già che le altre persone prendessero in considerazione l’idea di dimezzare i propri consumi di carne – specialmente di provenienza estera e industriale – per migliorare di molto la situazione”
Una scelta che sarebbe significativa non solo dal punto di vista ambientale ma anche etico e salutistico, nonostante questi ultimi siano temi marginali per Tozzi. L’aspetto che il geologo ha più a cuore, insieme a quello legato alla salvaguardia ambientale, sembra infatti essere quello paleoantropologico: “Ritengo che l’homo sapiens non sia un carnivoro e che per questo abbia bisogno di un limitato apporto di proteine animali, se mai servissero veramente; il fatto è che si può farne tranquillamente a meno” conclude.