Le proteste sono iniziate più di un anno fa e ora un primo risultato è stato ottenuto: il Consiglio di Stato, ribaltando la sentenza del TAR del dicembre scorso, ha dato ragione all’associazione LAV ordinando la sospensione del famoso esperimento sui macachi dell’Università di Torino presso l’Università di Parma.
Cosa dice il pronunciamento?
La Direzione Generale del Ministero della Salute secondo il Grado Supremo della Giustizia Amministrativa non ha provato, spiega LAV in un comunicato, l’impossibilità di trovare alternative a una sperimentazione considerata invasiva sugli animali. È chi sperimenta su animali, infatti, secondo i giudici che deve provare che non esistono alternative, così come lo deve fare il Ministero della Salute che poi autorizza secondo Legge la procedura sperimentale.
“Finalmente con questa pronuncia si vuole fare chiarezza oltre il “muro di gomma” – ha spiegato il presidente dell’associazione Gianluca Felicetti – che difende un progetto sperimentale in cui emergono sempre di più requisiti mancanti, incongruenze e valutazioni di parte, e si ristabilisce l’importanza dell’interesse alla protezione degli animali, degni di tutela”. E ora, i 6 macachi sono salvi? Non esattamente perché dovrà essere il Ministro della Salute Roberto Speranza a revocare l’autorizzazione a questo esperimento che però, sottolinea sempre la LAV: “I funzionari della Direzione Generale hanno fornito l’autorizzazione a questo esperimento senza le dovute motivazioni, come afferma dal Consiglio di Stato. Ora chiediamo di portare in salvo i macachi che sono stati catturati in natura, trasportati dalla Cina e ingabbiati per un test peraltro già effettuato altre volte in altri Paesi, senza alcun risultato utile per i malati”.
E’ ancora possibile firmare la petizione che chiede al Ministro di firmare la revoca dell’autorizzazione a questo esperimento: al momento le firme raccolte sono 425 mila.