“Leggere ad alta voce ai bambini sin dalla nascita li aiuta ad avvicinarsi ai libri e ad amarli, a stimolare il loro linguaggio (…) leggere aiuta a rafforzare le relazioni fra le persone e a ridurre le disuguaglianze sociali”. E se mentre si legge ad alta voce c’è presente anche un cane, un gatto o un coniglio? I vantaggi aumentano ancora di più.
Grazie alla preziosa presenza del suo cane Lucky e all’osservazione del suo relazionarsi con il nipotino Leonardo, Teresa Albergo ha elaborato un metodo pedagogico assolutamente innovativo in grado di coniugare i benefici della pet therapy a quelli della lettura ad alta voce denominato proprio LuckyLeo in omaggio alla meravigliosa unione che si può creare tra un bambino e un cane.
Come è nato LuckyLeo?
“Il metodo è nato un po’ casualmente”spiega l’autrice a Vegolosi.it. “Ho adottato questo cane e nel frattempo mi sono specializzata come pet terapista. Un giorno alla biblioteca Torre di Abele durante un’occasione legata al compleanno di Gianni Rodari, ho portato il mio cane con me solo per coinvolgerlo nella mia vita quotidiana, senza nessun altro obiettivo oltre a quello. Al termine della mia lettura di Insalata di favole i bambini si sono avvicinati spontaneamente al mio cane che se ne stava in un angolino tranquillo. Questa situazione mi ha colpita perché da lì è nato un dialogo coi bambini che erano molto interessati al cane, mi facevano domande e a loro volta mi raccontavano dei loro animali domestici.
Da quella esperienza poi ho saputo dell’esistenza di un metodo americano di lettura in presenza del cane che si chiama READ e sono andata ad approfondire l’argomento: in questo caso è il bambino che legge ad alta voce con vicino il cane (che riduce i livelli di ansia) mentre il presupposto di LuckyLeo è diverso. Si tratta della lettura ad alta voce fin dalla nascita con il coinvolgimento di genitori e insegnanti unito ad altre pratiche di pet tehrapy; nelle sedute sono io che leggo o altri collaboratori con la presenza del cane che viene chiamato a partecipare attivamente e viene così fatto conoscere ai bambini”.
Un processo dunque che non avrebbe mai potuto avvenire senza la presenza di Lucky, cane davvero fortunato, che rischiava di finire in canile e invece ha dimostrato intelligenza e capacità sociali davvero incredibili, sia con i suoi simili sia con gli umani, adulti o bambini. Infatti, anche se il metodo è nato ed è stato sperimentato per i bambini, il terreno potenziale di applicazione è ben più vasto e coinvolge non solo genitori ed educatori, ma anche altri “pazienti” come anziani, malati neurologici, persone affette da demenza ed proprio in questa direzione che si sta spostando la ricerca di Teresa.
Nel primo caso gli adulti si possono definire “osservatori” e non “spettatori” dal momento che sono delle presenza attive : “L’obiettivo è stimolare i benefici della lettura ad alta voce facendo capire ai genitori quanto benessere può apportare la presenza di un pet o il contatto con la natura”. Infatti, come ci ha raccontato l’autrice, le sedute di LuckyLeo si possono svolgere anche all’aria aperta, in un parco, in un bosco, in un contesto naturale perché “alle nuove generazioni si chiede di custodire in un modo diverso da come stimo facendo noi la Natura e di conseguenza anche il rapporto con gli animali deve evolvere, non può rimanere così”.
Non solo cani
Lucky non è stato il solo ad essere coinvolto negli incontri con i bambini: “Abbiamo provato a coinvolgere anche altri cani un po’ più giovani di Lucky che erano già formati come animali da pet therapy. Inizialmente hanno passato un periodo in cui osservavano solo la seduta perché i cani imparano per imitazione. Avendo caratteristiche diverse da Lucky li abbiamo poi introdotti nella seduta valorizzando le loro specificità. Abbiamo poi lavorato con un gatto e dei conigli mettendo in atto un tipo di coinvolgimento diverso a seconda dell’animale e delle sue caratteristiche etologiche. Animali diversi comportano benefici differenti. Per esempio il coniglio è un animale molto delicato, è una preda e bisogna farlo capire ai bambini, spiegando loro come avvicinarsi a lui. Per questo la preparazione del setting adeguato è fondamentale: il coniglio si deve poter nascondere, deve avere le sue vie di fuga, avere a disposizione cibo e giochini e non è detto che si riesca ad accarezzarlo o prenderlo in braccio, magari i bambini passano il tempo della seduta ad osservarlo ma è comunque un’esperienza importante. Il cane invece crea un rapporto diverso essendo l’animale più vicino all’uomo dal punto di vista sociale, più delle scimmie: il cane ti supporta, entra in relazione coi bambini, ti fa capire qual è il bambino più in difficoltà del gruppo. Se il cane agisce in un certo modo c’è sempre un motivo e bisogna capire il perché, può trovarsi lui in una situazione di disagio (ad esempio fa troppo caldo) oppure può darsi che i bambini non siano particolarmente disponibili a interagire in quel momento e così via”.
Lo posso fare anch’io?
Bisogna innanzitutto premettere che la pet therapy richiede cani formati e controllati dal punti di vista medico e comportamentale: si tratta di animali prosociali, molto motivati a stare con le persone e che amano giocare. “La seduta diventa positiva per il cane nel momento in cui è chiamato a partecipare e si rispetta il suo benessere. Nella mia seduta il cane non viene legato con guinzaglio e pettorina, possiede solo un foulard di riconoscimento e viene lasciato libero di muoversi. Se il cane dà segni di stress (ad es. sbadiglio frequente) si smette l’attività o si procede in altro modo. In realtà finora i cani hanno risposto molto bene, anche perché l’attività viene misurata, non è quotidiana, i cani vengono alternati e c’è sempre presente una veterinaria comportamentalista che ogni sei mesi fa la valutazione del cane per stabilire se è in grado di svolgere ancora l’attività”.
Detto questo, “leggere ad alta voce ai bambini fin dalla nascita è fondamentale e va fatto il più possibile; se però si ha un animale da compagnia deve essere l’animale che si avvicina e si adagia mentre si svolge l’attività di lettura, lo si può invitare ma non lo si può costringere. Ad esempio da quando è nato mio nipote Leo, il gatto di casa dorme sempre con lui, e anche quando legge prima di addormentarsi, il gatto è al suo fianco. Nessuno ha obbligato il gatto a fare questo, è stata una sua scelta. Allo stesso modo il cane lo si può invitare a star vicino, facendogli le coccole, ma non è detto che poi risponda bene. Per fare l’attività vera e propria bisogna avere delle competenze specifiche, per ciò che riguarda la quotidianità noi spesso diamo suggerimenti ai genitori per ciò che riguarda i loro animali, diamo consigli e spieghiamo perché è importante che i bambini crescano consapevoli del rispetto per i loro animali domestici”.
Io leggo con il mio cane, Teresa Albergo, ed. Sonda, 14 euro.