Mentre in questi giorni assistiamo – nuovamente – agli effetti terribili del cambiamento climatico nel nostro Paese, spaccato in due da tempeste di ghiaccio e di fuoco, paradossalmente il dibattito pubblico vede ancora una certa parte della politica e dei cosiddetti “opionion leaders” negare il problema. Ma qual è la reale percezione dei cittadini rispetto a quanto sta avvenendo?
Lo ha rilevato, nel corso del mese di maggio, l’Eurobarometro dell’Unione Europea. Il report, pubblicato in questi giorni con un focus sui singoli Paesi, evidenzia che per l’83% degli italiani il problema è, in realtà, avvertito come “molto serio”, più che nel resto d’Europa, dove questo livello di percezione si ferma mediamente al 77%. Solo il 3% degli italiani lo considera un problema di scarsa rilevanza, anche se il clima non è comunque il più grave dei problemi a livello mondiale per gli italiani (come invece in altri Paesi, come la Germania, la Danimarca o la Finlandia) e arriva dopo la povertà e la fame e le guerre. Tuttavia, mentre in Europa il 35% dei cittadini ritiene responsabili della lotta ai cambiamenti del clima anche i propri comportamenti personali, in Italia questa quota scende al 20%.
Il ruolo del consumo di carne
Interessanti anche i dati sull’alimentazione e sulla necessità di ridurre il consumo di carne – tema in gran parte assente dal dibattito anche in questi giorni di emergenza: 1 italiano su 4 considera l’acquistare e consumare meno carne come una delle azioni da compiere per agire in prima persona sul clima (la media europea è, però, più alta, al 35%). Si tratta del quarto tipo di azione individuale indicato dagli italiani dopo il corretto smaltimento dei rifiuti, la riduzione dell’usa e getta e l’impiego di elettrodomestici e impianti efficienti dal punto di vista energetico. Ancora più bassa è l’idea che siano applicabili in prima persona azioni che limitino le emissioni quando si tratta di spostamenti in auto o con i vari mezzi di trasporto.
A chi spetta agire
Dati che, in effetti, fanno il paio con il fatto che, per la maggior parte degli italiani (51%), il responsabile principale della lotta ai cambiamenti climatici dovrebbe essere l’Unione Europea e, a seguire, il governo nazionale (46%) e le imprese (43%), mentre solamente 1 su 5 si ritiene responsabile personalmente (percentuali invertite solo di poco nella media europea che vede appaiati UE e governi dei singoli Paesi al 56%). Per il 74% degli italiani, però, il Governo non sta facendo abbastanza per affrontare la situazione.
La vulnerabilità
L’Eurobarometro ha calcolato anche quanto i cittadini europei si sentano esposti alle minacce del clima, proprio come le inondazioni e gli incendi di questi giorni, ed è interessante notare come, benché l’Italia sia a tutti gli effetti uno dei Paesi più fragili da questo punto di vista, la percezione sia relativamente bassa: solo il 43% si sente, infatti, vulnerabile rispetto alla minaccia climatica (più che nel resto d’Europa, comunque).
Chissà se la rilevazione venisse ripetuta in questi giorni se e come questo dato cambierebbe.