Dopo quella al The Newcastle Herald, Macfadyen non ha più voluto rilasciare interviste, augurandosi solo di aver regalato una consapevolezza in più al mondo. Ivan Macfadyen è marinaio australiano e il suo racconto sul tragico destino a cui l’Oceano Pacifico è condannato sta facendo il giro del mondo.
Il marinaio ha effettuato a distanza di dieci anni due traversate del Pacifico constatando con rammarico la velocità di un processo di desertificazione che non conosce ostacoli: se una decade fa, tra l’Australia e il Giappone, era sufficiente affacciarsi dai parapetti della propria imbarcazione per vedere tanta fauna marina: delfini, balene e tartarughe facevano capolino e accompagnavano le barche nei loro viaggi. Oggi la situazione è mutata: in peggio. Ora l’oceano è vuoto e non è solo Macfadyen a farlo presente. Qualche mese fa infatti anche il capitano Paul Watson, papà dell’associazione Sea Shepherd, aveva lanciato l’allarme: nel 2048 gli oceani saranno vuoti.
“Il mare è senza strade, il mare è senza spiegazioni” scriveva Baricco nel suo “Oceano Mare” nel 1993, ma ora sta a noi trovarle, sta a noi avvicinarci all’Oceano Pacifico e capire che uno dei motivi principali di questa ecatombe è la pesca intensiva e non più sostenibile, così come il tasso sempre più alto di inquinamento da plastica che uccide senza pietà la fauna . “Una goccia strappata dall’oceano perisce inutilmente. Se rimane parte dell’oceano, ne condivide la gloria di sorreggere una flotta di poderose navi”. La citazione, attribuita a Gandhi, suona come una profezia.
Yuri Benaglio