Tra i fondi per lo sviluppo rurale dell’Ue, circa 1,5 miliardi di euro sono assegnati ad azioni dedicate al “benessere degli animali” fino al 2020. Nel frattempo la Corte dei Conti Europea sta conducendo un audit su cinque paesi membri, tra cui l’Italia, per verificare i trattamenti riservati agli animali d’allevamento con il fine di redigere un report dettagliato che sarà pubblicato nell’arco del 2018: gli aspetti presi in esame sono le modalità di trasporto, la qualità della vita all’interno dell’allevamento e i metodi di macellazione.
La questione delle condizioni degli animali negli allevamenti continua ad essere al centro dell’attenzione dei consumatori tanto che molte campagne di comunicazione di marchi noti che vendono carne e uova puntano sempre di più a creare un immaginario positivo sulle condizioni degli animali allevati, cercando di puntare sulla mancanza di informazioni vere relative alla realtà nei macelli. Secondo la legge italiana, per il momento, è vietato l’utilizzo di videocamere all’interno degli allevamenti, ma per fortuna attivisti e associazioni animaliste stanno lavorando a proposte legislative da sottoporre alla politica per mettere fine a questa situazione con l’obiettivo di creare una sorta di deterrente per chi lavora all’interno delle strutture. Nel frattempo inchieste e indagini sotto copertura da parte di volontari delle stesse associazioni, hanno mostrato e continuano a mostrare la realtà che si cela dietro la produzione di carne e derivati.
Non sorprende, quindi, che l’Italia sia uno dei paesi sotto controllo: nel 2017 sono state molte le inchieste rese pubbliche sulle condizioni degli animali “da reddito”. Ricordiamo lo scandalo sulle condizioni degli animali negli allevamenti che fornivano le carni per il prosciutto di Parma, situazione che ha dato vita ad un’inchiesta da parte dell’associazione Essere Animali, “Prosciutto crudele di Parma”. L’indagine ha portato alla luce una realtà davvero difficile per i suini: malattie non curate, cannibalismo fra animali, maltrattamenti gratuiti e denutrizione, tutto questo al fine di produrre quella che è considerata, soprattutto all’estero, una delle eccellenze nostrane nel mondo. Sei mesi dopo la pubblicazione dell’inchiesta la polizia postale su decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale di Bologna, ha provveduto, però, a oscurare il sito internet dell’inchiesta.
Anche in televisione si è cercato, negli ultimi anni, di portare alla ribalta l’argomento delle condizioni degli animali. Il programma di Giulia Innocenzi “Animali come noi” andato in onda sulle reti Rai nel marzo scorso, oppure la mini serie di inchieste capitanate da Sabrina Giannini “Indovina chi viene a cena”, mostrarono inchieste sul mondo nascosto degli allevamenti, ampliando sempre di più il raggio di consapevolezza tra gli spettatori/consumatori.