ATTENZIONE IMMAGINI FORTI
Immaginatevi 500 milioni di polli: ci riuscite? Forse no ed è anche normale perché si tratta di una cifra talmente enorme che si fa fatica a concretizzarla. Eppure non c’è niente di più concreto di decine mi migliaia di corpi di animali che finiscono sulle tavole italiane ed europee ogni giorno. La nuova inchiesta realizzata da Animal Equality, racconta con immagini terribili la realtà della produzione della carne di pollo nel nostro paese. Le attività sono concentrate in Veneto (43%), Emilia Romagna (16%) e Lombardia (11%) e sono due aziende, Amadori e AIA a detenere il monopolio della produzione con i 2/3 del mercato. E’ a queste aziende che è rivolta la petizione che ha già raggiunto 17mila firme che chiede a queste realtà di adottare delle “politiche volte a ridurre la sofferenza di questi animali”.
L’incubatoio e l’inizio della fine
I pulcini nascono direttamente negli incubatoi e i loro corpi delicatissimi vengono lanciati velocemente prima in grandi “imbuti” per la selezione di genere, poi su rulli trasportatori che li conducono alla fase di vaccinazione (eseguita spingendo il pulcino contro un ago) ed infine al rullo di trasporto che li stiperà in grandi casse di plastica. Qui sono ammassati a centinaia e molti di essi, a causa della velocità di lavorazione che gli operai devono mantenere per non inceppare la catena di montaggio, cadono a terra e non vengono più raccolti oppure finiscono la loro vita schiacciati o mutilati. I pulcini nelle casse finiranno nei capannoni degli allevamenti.
L’allevamento intensivo
I polli devono crescere e in fretta, questo è il sistema escogitato per mantenere prezzi bassi per la carne. In poche settimane gli animali, sovra alimentati e stipati in capannoni per la maggior parte dei casi senza luce, crescono a dismisura tanto che le loro zampe non reggono e molti, a causa del peso innaturale sviluppato soprattutto sul petto, non riescono a camminare e si trascinano a fatica. “E’ stata portata avanti un’intensa selezione genetica – spiega l’associazione che ha diffuso le immagini- grazie alla quale il pollo raggiunge l’età di macellazione a circa 6 settimane di vita, quando non ha ancora raggiunto la maturità sessuale”. Secondo Animal Equality “oltre il 95% dei polli crescono in allevamenti intensivi”. Allontaniamo alla svelta dalla nostra testa l’immagine di prati verdi e polli ruspanti. La carne arriva da qui. La maggior parte dei produttori usano una densità di allevamento di 39 kg/m2 ovvero quella consentita con prima deroga dalla Direttiva europea: considerando che il peso medio di macellazione oscilla tra i 2,5 e i 3 kg, questa densità di allevamento prevede circa 13/15 polli in un metro quadrato.
La macellazione e la fine di un incubo
Quando gli animali sono pronti, vengono raccolti da terra, proprio come si farebbe con delle carote o delle rape, per la maggior parte attraverso dei macchinari che ricordano le trebbiatrici del grano. Si chiamano “macchine cattura polli” e raccolgono come un aspirapolvere i copri dei polli e li convogliano su un nastro trasportatore che a sua volta li “sputa” con violenza direttamente all’interno di casse di plastica.
Molti animali muoiono nel capannone prima di arrivare al macello ma non ci sono stime attendibili di quanti siano perché i 500 milioni di cui si faceva cenno all’inizio, sono un conteggio che comprende solo quelli effettivamente macellati.
Ora i polli, perlopiù di razza Ross (quella accresciuta più frequente in Italia), vengono inviati al macello dove, grazie ad acqua elettrificata vengono storditi (se lo stordimento funziona, cosa che non sempre accade), appesi a testa in giù per le zampe e poi sgozzati. “Questa pratica – spiega sempre Animal Equality- è stata originariamente pensata per aumentare la velocità di stordimento, per poter macellare più polli al giorno: la media attuale è di 140-180 polli al minuto. Poi inizia il processo di spennatura e taglio delle carni.
Eppure basterebbe davvero poco
Queste immagini così fuori da qualsiasi buon senso ed etica sono ancora più terribili se pensiamo che il consumo di carne può essere evitato senza nessun problema. Siamo solo noi consumatori a decidere che situazioni come questa giungano al termine, la vera politica, come sempre, la fanno gli acquisti. Mangiare cibo vegetale è l’unica soluzione per non assistere più impotenti ad un sistema fuori controllo e senza anima che ci allontana dal vero concetto di cibo e dal senso della parola “umano”.