Per i nostri gusti potrebbe sembrare un pochino forte, eppure in epoca vittoriana una storia come quella del piccolo e pestifero Tommy Tiptop, era la normalità. Scritta da una scrittrice o uno scrittore di cui conosciamo solo le iniziali (M.B) e pubblicata per la prima volta nel 1887, “I guai di Tommy Tiptop” è una storia di formazione con una morale molto forte: la gentilezza verso gli altri, animali compresi, dovrebbe essere la nostra linea guida.
La vicenda è piuttosto semplice: il giovane Tommy è un bimbo pestifero ma sostanzialmente buono. Anche a causa di cattive compagnie e di un po’ di ignoranza data dalla sua giovane età, per divertirsi non esita a fare del male agli animali che incontra durante le sue scorribande. Annega i gattini, acciuffa e chiude nel sacco dei conigli, strappa le ali alle libellule, schiaccia gli scarafaggi. La mamma dopo aver scoperto tutte le sue “attività”, rimane profondamente turbata e si domanda come mai suo figlio sia così crudele con gli animali. Un giorno, dopo averlo sgridato e avergli spiegato che queste azioni sono sbagliate, lo lascia nella sua stanzetta a dormire, sperando che la notte gli porti consiglio.
Ma così non sarà per il piccolo dei Tiptop: in un misto fra realtà e sogno, Tommy viene visitato da ogni animale a cui ha procurato sofferenza. Ognuno di questi animali, improvvisamente con aspetto leggermente antropomorfo e molto più grande e forte, sottopone il ragazzino allo stesso trattamento che lui gli ha riservato. Ecco quindi che due grandi uccelli lo strappano dal suo lettino allontanandolo dai genitori; un signor scarafaggio con tanto di bombetta cerca di schiacciarlo per puro divertimento; due grandi conigli dall’aria distinta cercano di chiuderlo in un sacco.
Il bambino si sveglia e si rende conto delle azioni terribili che ha compiuto. La storia si chiude con una frase molto intensa: “Essere gentili è un nostro compito e porterà sempre una ricompensa; inoltre è nostro compito, soprattutto, essere gentili e misericordiosi con tutti gli animali”.
Va ricordato che la seconda metà dell’Ottocento fu un periodo di grande fermento sul tema della crudeltà contro gli animali e la valutazione dei loro diritti. La “Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals” nel 1876 scrisse su indicazione della stessa regina Victoria, il “Cruelty to Animals Act” i cui punti fondamentali erano:
1 – Chi vuole fare esperimenti sugli animali, deve avere una licenza
2 – Il fine della sperimentazione deve essere alleviare le sofferenze non quello di effettuare dimostrazioni
3 – Esperimenti su cani, gatti, cavalli, muli ed asini richiedono una licenza speciale
4 – Il curaro non deve essere considerato un anestetico e il suo uso è proibito (Si era scoperto che questo veleno paralizzava solamente i muscoli ma non impediva di sentire dolore, come si credeva ndr)
Ovviamente qualcosa di molto lontano dalla nostra idea contemporanea di diritti degli animali, ma certamente un segnale della nascita della sensibilità su questi temi.
Potete leggere in lingua inglese e gratuitamente online la storia di Tommy Tiptop qui.