Degli svariati tipi di violetta che crescono in diverse parti del mondo, quella di Tolosa rappresenta una varietà rara. La sua storia è antica e risale al XIX secolo quando un gruppo di contadini iniziò a coltivarla nella zona verde a Nord della città. Col passare del tempo, la coltura di questo piccole fiore si diffuse dando da lavorare a più di 600 famiglie, che si riunirono in una cooperativa e cominciarono a esportarlo dapprima in Francia, poi in tutta Europa e persino in Russia, ricavandone un’insperata fonte di reddito. Ben presto, la violetta fu impiegata per realizzare profumi, ma anche liquori e zucchero cristallizzato per la preparazione di dolci. La produzione della violetta di Tolosa raggiunse il sua apice intorno al 1950. Poi, nel 1956 una rigida gelata invernale distrusse la maggior parte delle piante e la violetta finì quasi per scomparire. Fino al 1984, quando il Ministero dell’Agricoltura e la Regione dei Medi Pirenei lanciarono un programma di ricerca per recuperarne la coltivazione “in vitro” e migliorare la qualità del fiore, che da allora è un marchio registrato con il nome di “Violetta di Tolosa”.
Pianta da esterni, coltivata a terra o in grossi vasi preferibilmente all’ombra, la violetta di Tolosa ha un fiore doppio, con 40 petali di una tonalità particolare di viola e il cuore bianco. I fiori compaiono con i primi freddi, a novembre, e diffondono il loro delicato profumo fino a marzo. Coltivata oggi in serra, si riproduce tramite talea.
In giro per Tolosa, la violetta è riproposta ovunque, nelle maioliche, nei pizzi e nei gioielli, la sua essenza si ritrova in profumi e caramelle. Grazie a un attento programma di recupero della tradizione locale, è tornata a essere il simbolo della “città rosa” che, una volta all’anno nel mese di febbraio, la celebra dedicandole una festa. Il suo significato profondo rimane tuttavia legato all’antica storia di quel soldato al seguito di Napoleone. A Tolosa, una proposta di matrimonio che si rispetti, e che certamente non sarà rifiutata, non può che essere accompagnata da un profumato bouquet di violette. Insomma, prendete spunto dai francesi: se dovete dirlo, ricordatevi di farlo… con un violetta!
Silvia De Bernardin