Quando Melanie Joy, psicologa, parla di scelta vegan nei suoi libri (l’ultimo è “Manifesto per gli animali” edito da Laterza), usa spesso il termine “paradosso”, e quella che stiamo per raccontarvi è una storia che potrebbe diventare l’esempio più tipico di questa dissociazione sociale e culturale che accompagna da sempre le nostre scelte a tavola.
Fra le “esperienze” che l’Acquario di Genova, nato nel 1992 e che detiene circa 15mila animali di 400 specie diverse, dal novembre dello scorso anno ha dato il via ad una nuova iniziativa: le cene emozionali. Sfruttando il fascino dello scenario dell’acquario (se non fosse per i pesci intrappolati), la struttura offre la possibilità di cenare nel padiglione dedicato ai cetacei, accompagnati da la performance di una cantante lirica e dai menu “terra o mare” di rinomati chef. Il costo è di circa 40 euro a testa, bevande escluse, le prenotazioni vanno fatte con anticipo. Il sito accompagna la descrizione della cena con questa frase: “Si dice che un ricordo risulti indelebile nella nostra memoria se accompagnato da una forte emozione”. Si dice.
Una favolosa cena, quindi, a base di salmone marinato, tonno, astice e baccalà, mentre dietro i commensali nuotano altri pesci. Alcuni animali nel piatto, altri nelle teca di vetro, alcuni sfruttati per nutrirsi (quando ormai è chiaro che non sia necessario per nessuna ragione), altri per creare una splendida cornice nella quale sentirsi davvero persone di classe, in sintonia con un’idea di natura che non è tale, bensì è solo il residuo di quella mentalità circense che pone l’uomo al vertice di una piramide i cui gradini sono fatti di sfruttamento, dolore, violenza e ignoranza. “La maggior parte di noi – spiega ancora la Joy – non si è mai chiesta perché si cibi di certi animali e di altri no, ma su questo esistono condizionamenti che, se analizzati, ci obbligherebbero a mettere in discussione l’intero sistema sul quale è basata la produzione agricola animale”. E anche il concetto di “cibo”, quello di “divertimento”, e di “buono” e “cattivo”, aggiungiamo noi.
Quello delle cene emozionali non è certo il primo caso di evidente paradosso reso spettacolo, esistono parchi a tema nei quali vengono serviti interi menu a base di selvaggina mentre nei recinti si possono ammirare alcuni degli esemplari poi finiti nei piatti; ci sono ristoranti di pesce nei quali è possibile pescare ciò che vogliamo mangiare direttamente con le mani da piccole vasche; quindi quella dell’Acquario di Genova è solo la punta dell’iceberg di una questione ben più grande.