L’innovazione nel campo dell’alimentazione sta passando attraverso due strade: da una parte il tentativo (ben riuscito) di creare prodotti sostitutivi alla carne e che la ricordino da vicino ma con ingredienti vegetali, dall’altra la possibilità di coltivare in laboratorio cellule tratte da animali in vita (e senza arrecare loro nessun danno) per poi far crescere tessuti edibili da produrre su vasta scala. Perché? Molto lineare: la carne e la sua produzione fanno parte delle cause della crisi climatica in atto, in secondo luogo mangiare carne non è un modo economicamente efficiente di nutrirsi, e infine (ma si trova alla fine della lista solo perché sono in pochi a preoccuparsene su scala globale) gli animali non devono morire per la nostra alimentazione, dato che non è necessario che accada ed è eticamente inaccettabile.
Ecco che in Australia, è nata una nuova start up di giovani ingegneri chimici che sta lavorando alla produzione di carne in vitro di canguro, di zebra e di specie più particolari: niente pollo, mucca o maiale, insomma. Il motivo è presto detto e lo spiega benissimo George Peppou, uno dei fondatori di VOW Foods: “La natura è infinitamente varia e così lo sono le specie animali; sappiamo che non è necessario rinunciare al gusto e alla sperimentazione culinaria pur non facendo del male agli animali e impattando decisamente meno sull’ambiente, è la soluzione migliore”.
E’ più “facile” mangiare il canguro?
La start up, che è stata appoggiata con un finanziamento anche dal governo australiano, sta lavorando per poter rendere scalabile la soluzione proposta e le reazioni non hanno tardato ad arrivare.
La riflessione più interessante è arrivata dagli Stati Uniti. Il professor James Serpell, docente di benessere animale ed etica alla University of Pennsylvania è intervenuto sulla questione ponendola su un piano diverso: “Paradossalmente, può essere più facile convincere la gente a mangiare carne esotica cresciuta in laboratorio rispetto alla carne di manzo cresciuta in laboratorio”, ha detto. “La carne di manzo allevato in laboratorio potrebbe non essere all’altezza della realtà della vera carne di manzo, ma qualora si trattasse di qualcosa sulla quale la gente non ha aspettative, potrebbe volerlo provare. È uno scenario molto imprevedibile.” A ripensare al successo che ebbe il piccolissimo stand dedicato allo zebra burger e al croco burger ad Expo 2015 a Milano (file interminabili assediavano un piccolo spazio di pochi metri quadrati per assaggiare il panino con carne di coccodrillo e zebra), forse questa idea non è del tutto campata per aria.
Al centro c’è sempre la solita riflessione: quanto contano le abitudini alimentari e quanto siamo in grado, da specie evoluta, di fare una riflessione su quello che mangiamo e sugli impatti che ha? Le soluzioni e le alternative, anche queste più “bizzarre”, ci sono ma siamo noi, alla fine, che dobbiamo prendere una vera decisione.
Nell’immagine di apertura: ravioli con carne di canguro fatta crescere in laboratorio